mercoledì 26 dicembre 2012

Come code di comete....

 


Era una mattina di dicembre,
e la città si preparava al Natale.

Un Natale strano,
quest'anno,
senza fronzoli,
con i piedi per terra,
quasi che si avesse paura a osare di sperare un pò di più.

I pochi negozi esibivano poche decorazioni e regali,
mentre le mogli,
almeno le più accorte,
si facevano in quattro per cercare doni utili e alternativi.

Era soffiato un vento gelido,
per qualche giorno,
che presagiva la neve.
Ma poi,
complici le speranze di mamme preoccupate,
era spuntato un sole caldo,
che aveva accompagnato il viaggio
dei figli che tornavano a casa.

Come un fiume,
che si divide in ruscelli che si allungano e arrivano sino al mare,
la Madre Isola,
spargeva i suoi figli in giro per l'Italia
e per il mondo,
per poi riunirli per le feste,
contenti,
eppur straniti,
di respirare l'aria di casa.

Ecco
la Signora dell'aria e del fuoco,
eccola ad accogliere i suoi figli,
maestosa e splendente.



E con il morbido manto
proteggere la città sottostante.



La vita scorreva solita quel giorno nell'isola tripunte,
tra impegni quotidiani,
battaglie per un futuro migliore,
piccole gioie e grandi soddisfazioni,
rimpianti, arrabbiature,
e qualche malinconia.

Ed per ognuno la giornata passava consueta,
rincorrendo i minuti,
chè le feste portano in sè la frenesia.

Non so come accadde ,
e quando,
di preciso,
so solo che d'un tratto cominciò a girare la notizia.
Un'amico,
uno di loro,
aveva avuto un malore,
e s'era dovuto affidare alle cure di medici esperti.

Non si disse,
all'inizio,
il perchè del malore,
per tutelare la sua riservatezza,
e metterlo al riparo da messaggi indiscreti.
Ma
la notizia fece subito il giro d'Italia.

In molti cercarono il modo di avere notizie,
di sapere che stava bene,
che i suoi cuccioli non fossero allarmati,
che sua moglie fosse tranquillizzata.

La piccola città si scosse
:
quella sera,
uno di loro,
non il più giovane,
non il più vecchio,
ma sicuramente uno tra i più impegnati,
non stava bene.

Non contava cosa fosse accaduto,
e se fosse grave o no,
una piccola famiglia passava un momento di difficoltà,
e non si riusciva a non pensarci.

Fu con quest'animo
che vecchi e nuovi amici
si strinsero intorno al giovane uomo.

Avrebbe potuto essere il fioraio,
il figlio del bidello
o un'insegnante,
il sindaco,
il pasticciere o il vigile del fuoco.

In quel Natale un pò strano,
tra una giocata a carte
ed un pezzo di scacciata,
ognuno alla mezzanotte pensò al proprio nido.
Pensò
che la vita è troppo breve
per non amare i nostri cari.
Pensò
che ognuno di noi
deve impegnarsi per rendere il mondo un posto migliore.
Pensò
ad un giovane padre
riscaldato dal fuoco di un camino,
circondato da tre piccoli tesori e una moglie premurosa.

Ed ognuno si rivide in lui,
e capì d'essere fortunato.

Quella notte
tante anime si incontrarono
su una bacheca di un social network,
e la scia del loro amore per una persona cara,
arrivò fino al cielo,
come code di comete.

Fu un Natale strano,
quello di quell'anno a Paternò,
tra una fine del mondo annunciata,
ed un nuovo inizio per chi volle cogliere il segno.

Da lassù due angeli speciali,
che il Signore aveva voluto troppo presto con sè,
strappandoli ai loro cari,
sorridevano contenti.
L'uomo,
guardando tenero il figlio,
 disse all'amica
:
Hai visto,
Maria,
come sono cresciuti bene ?
si aiutano a vicenda.....

E una stella cadente illuminò il cielo.







venerdì 21 dicembre 2012

Batti il cinque !

 


Mamma mia com'era passato il tempo !
sembrava ieri che era estate,
ed invece i giorni frenetici si susseguivano senza sosta,
ed ora era già Natale.

Miriam si guardò intorno
:
la palestra della scuola
era stata decorata dai disegni dei bambini,
un palco improvvisato con una lunga tenda blu,
e le sedie volutamente messe a semicerchio,
ad indicare lo scambio,
e la condivisione.

Man mano che arrivavano i genitori
si cominciavano a riempire i tavoli
per il buffet post recita,
autogestito dalle mamme.

Quest'anno
la preside aveva concesso questo momento,
perché, con i pochi fondi a disposizione,
la scuola aveva bisogno delle famiglie.

E non importa se per preparare i dolcetti ,
Miriam aveva dovuto fare la nottata,
chè il volto dei bimbi
che si illuminava goloso nel vederne uno,
la ripagava di tutte le fatiche.

Si spensero le luci
:
e stavolta la commozione la fece da padrona.

Li aveva cresciuti,
quei bimbi,
molti compagnetti sin dalla materna di suo figlio.

Quelle pesti urlanti che,
anche adesso che non era più rappresentante di classe,
la chiamavano per nome
:
Miriam !
salutavano festanti ogni volta che l'incontravano
davanti a scuola.

Ed ora stavano crescendo,
li ripensò piccini
con le mani in pasta
per fare il pane alla fattoria Salvucci,
poi eccitati e felici  alla partenza per il campo-scuola.

Ripensò ai primi fidanzatini,
a Francesco che a 5 anni
portava la rosa tagliata a Eleonora,
a Daniele e Giorgia,
inseparabili.

Poi le vennero in mente le prime difficoltà,
le prime liti da amici,
suo figlio alzarsi in classe
e chiedere alla maestra
di risolvere un problema con il gruppo.

Aveva tanti difetti Francesco,
ma aveva anche il cuore pieno di correttezza e di generosità,
lui,
sempre pronto per gli altri,
e guai a toccarglieli gli amici,
ruggiva come un leone.

Lo guardò,
sornione,
mentre cantava a gran voce la canzone proposta per la recita.

Sul palco,
in primo piano,
Julie e Isabella conducevano i dialoghi,
sprizzando gioia e facendo moine da ogni lato,
perchè sapevano di essere al centro dell'attenzione.

Sullo sfondo,
il coretto degli altri bimbi,
qualcuno faceva finta di cantare,
timido e quasi vergognoso.
I più si divertivano da matti,
rincorrendosi per il palco a trenini pilotati dalle maestre.

E d'improvviso li vide cambiati,
quasi cresciuti d'un tratto.
Chissà che avrebbero fatto da grandi,
quale sarebbe stato il loro destino.....

Si ritrovò,
senza accorgersene,
a cantare con loro
il brano che,
in quel momento,
riempiva la palestra di un suono dolce e melodioso.

Poi ascoltò meglio le parole
:
parlava di condivisione e solidarietà,
in altre parti del mondo
c'erano altri bimbi meno fortunati di loro,
ed altre mamme che non potevano vivere serene
l'infanzia dei propri figli.

La canzone era la stessa dell'anno scorso,
ma poco male,
quel che contava erano le facce gioiose dei piccoli,
ognuno un micro-universo,
un arcobaleno di emozioni.
Qualcuno avrebbe detto che era il solito messaggio scontato,
ed invece
si ritrovò con una lacrima che le scendeva sulla guancia.

E' proprio vero che sto invecchiando !
pensò sorridendo tra sé e sé.
Poi si volse verso suo figlio
che le veniva incontro contento,
e se lo strinse al cuore.

 

martedì 11 dicembre 2012

POLVERE DI STELLE


Oh,
ma chi voleva prendere in giro ?
pensò Lia mettendo giù la penna.

Sono un disastro,
si disse sconfortata,
riponendo i piatti puliti nell'anta della dispensa.

Decisamente la casa non era il suo forte,
il disordine regnava sovrano
e,
per quanti sforzi potesse fare,
la sensazione inesorabile
che uno tzunami si fosse abbattuto sulla sua cucina
non l'abbandonava mai.

Certo, la cucciola pestifera
e il figliolo sempre con la testa per aria non aiutavano,
ma.....

Finiscila di piangerti addosso !
le urlò una vocina dall'interno della sua coscienza.
Mò sta buona pure tu e lasciami in pace,
che oggi gira male pure per te !
mormorò scocciata alzando la mano in senso di protesta.

Oggi si sentiva così,
e punto.
Tra pochi giorni sarebbe entrata negli anta,
e non poteva fare a meno di fare un bilancio della sua vita.

Quand'era ragazza
 avrebbe voluto essere così
:

ed invece era così
:

.

Avrebbe voluto
un lavoro appassionante,
una famiglia numerosa,
ed una casa spaziosa.

Ed invece stava a casa a far la casalinga disperata,
in una casa minuscola e piccina picciò,
un figlio ormai autonomo,
in un borgo che non le apparteneva.

Basta,
rimboccati le maniche e vai avanti !
le disse la solita vocina.

Sono stanca,
non ho voglia,
mi pesa far tutto,
fu la risposta puntuale all'ennesimo rimbrotto della sua coscienza.

Aprì il cassetto della parete attrezzata
:
si sarebbe dovuta decidere prima o poi a dare un barlume di ordine
a quel gran guazzabuglio di carte e oggetti vari
che giacevano inerti aspettando sistemazione.

Toh !
ecco il portacolori di mio figlio !
......Erano tre settimane che lo cercavo !
E questo ?
il libretto dei canti del mio matrimonio.
Chissà come ci sarà finito qua ?

Fu così che,
per caso,
s'imbattè in questa fotografia
:

e la sua mente cominciò a vagare.

Era un giovedi della settimana prima di Natale,
e fuori un vento gelido e impetuoso
faceva presagire giornate di neve.

Dentro a una cucina colorata e accogliente,
figure femminili infreddolite ed eccitate
si scambiavano timidi saluti.

In un angolo la caffettiera gorgogliava senza sosta,
ed il profumo di caciotte sarde e di dolci antichi e sacri,
si fondeva con l'aroma di spezie e miele.

La padrona di casa,
con voce gentile e premurosa,
metteva a suo agio le ospiti
e preparava il tavolo per il lavoro,
mentre quelle,
indisciplinate,
ciacolavano a gran voce,
tirandosi dietro cartuzze
con una cerbottana improvvisata con una cannuccia.
A chi le avesse guardate a primo acchito,
sarebbero sembrate una scolaresca della materna,
e non mature (?) donne di età adulta.

Ma,
osservandole meglio,
c'era in loro la stessa trepida attesa,
lo stesso sguardo meravigliato ed euforico,
di un bimbo che si accosta alla novità ed al mistero.

Allora,
ascoltatemi !
le rimproverò la maestra con fare indulgente,
E' ora di lavorare,
o non completerete i vostri biscotti !

Io mi aggiravo tra i tavoli silenziosa,
osservatrice privilegiata,
ancora una volta,
del modo in cui la loro anima si sarebbe palesata,
e le loro emozioni sarebbero divenute arte.

Una giornata speciale per tutte noi,
un modo per mettere da parte la vita quotidiana,
con i suoi doveri, responsabilità e problemi,
mettendo noi stesse e l'essenza più vera che ci contraddistingue,
al centro di tutto.

Perchè quel giorno
avrebbe preso forma una grande passione
:
la decorazione con la ghiaccia.

"Vivi non con la testa,
non con il cuore,
ma con la pancia ",
con le viscere,
mi consigliò una volta una cara collega all'università.

E così io le vidi,
una ad una rilassarsi e mettere a nudo ciò che provavano,
ciò che speravano,
o prudentemente ciò che erano sicure di saper fare.

Dovete sapere che vi sono vari modi di intendere quest'arte
:
c'è chi la vede in modo tecnico,
come una serie di virtuosismi precisi ed elaborati.

C'è chi la vede
come un lavoro,
e quasi si lamenta della fatica, della noia e della ripetitività
dei decori che deve fare.

Ed infine
c'è chi lo vive come un privilegio,
come un'emozione infinita,
riuscire a dipingere e creare
usando come tela un biscotto,
o una torta.
E come colore,
non pastelli,
non pennarelli,
non tempere,
ma bianca, cremosa e soffice ghiaccia.

Ed è questo che io vidi quel giorno intorno a me
:
cirri, e nembuli, e nuvole di ghiaccia,
che,
 dai conetti di carta scendevano giù
per divenire alberi, e montagne innevate,
chiesette sperdute tra i monti,
e minuscoli uccellini,
stelline, campane festose ,
e tanta, tanta neve.

Avrei voluto avere l'albero innevato
nel mio giardino


e mi parve quasi di sentire
il cinguettìo dell'uccellino che,
in cima all'abete,
cantava la sua gioia facendo risuonare il suono nella valle.


Lontano,
in una capanna,
Giuseppe e Maria cullavano il Bambinello,
mentre la stella cometa
annunziava al mondo un messaggio di speranza.


Mi guardai attorno
:
ora le allieve tacevano concentrate,
ed un silenzio strano e surreale pervadeva la stanza.

Ne approfittai per avvicinarmi ad una vetrinetta che,
da subito,
aveva attratto la mia attenzione.

Al suo interno
una dummy che da tempo mi aveva colpito.
Ora avevo la possibilità di ammirarla da vicino,
e così, presi la macchinetta e la fotografai ammirata.




Minuscole roselline
spiccavano da una parete di candida ghiaccia,
alla cui sommità
riccioli,
e onde,
e trame sottili di fili ordinati,
tessevano pizzi raffinati,
al cui centro troneggiavano
deliziose e delicate roselline appena colorate.






Rapita da tanta grazia mi riscossi
:
discreta come sempre
la Krikrira
girava tra i tavoli incoraggiando le timorose artiste in erba.

Quasi come una sorta di maieutica,
le aiutava a tirar fuori la grinta ed il coraggio di tentare,
mettendosi alla prova per scoprire
cosa sapevano fare.

Era la seconda volta che l'incontravo,
e di nuovo mi stupii come fosse così lampante e chiaro,
quando le si parlava,
che lei,
più di ogni altra cosa,
è prima di tutto un'Artista.

Perchè lei non spiega la tecnica della decorazione con la ghiaccia,
lei la vive.

Lo si nota
quando ti mostra la giusta consistenza
prima di metterla nei conetti,
perchè, esibendo il picco inclinato,
le brillano gli occhi.

Quando si mette,
non come protagonista,
ma come silenzioso strumento,
a creare piccoli, minuziosi e stabilianti disegni,
e l'amore, la pazienza e la passione che ha in quel momento,
le si leggono in faccia.

O quando ti trasmette la voglia di esprimerti,
decorando un biscotto con un paesaggio,
non importa del risultato,
migliorerai,
ciò che conta è che hai creato una cosa unica,
in cui hai messo te stesso.

E' umile la Kri,
e si schermisce,
e non ama essere imbrodata,
nè ripresa con fotografie,
ma si inorgoglisce come un pesce palla,
ogni volta che una sua allieva raggiunge un risultato,
perchè l'importante non è diventare famosi,
ma, attraverso l'arte,
migliorare se stessi.

Ora che s'avvicinava la fine dell'incontro
le partecipanti si rilassavano un pò 
( troppo ),
qualcuna metteva via l'attrezzatura,
ci si scambiavano i numeri con le compagne di avventura,
mentre,
qualche incontentabile,
temerariaramente chiedeva ancora di poter andare a caccavelle prima di andare a casa.

Silenziosa,
Daniela vinceva la sua mancanza di fiducia ,
e faceva risuonare,
con il suo cuoricino di ghiaccia,
dolci melodie natalizie.


mentre fuori, il vento gelido,
faceva presagire la neve.


Lia sistemò le foto,
e guardò l'ultima con affetto
:
Ecco,
come al solito era venuta malissimo,
ma perchè aveva lasciato il burqa a casa ?
si domandò .
La solita sbadata !

Si sdraiò sul divano per riposare un pò,
fuori,
la pioggia incessante non smetteva di battere,
dentro,
una calda coperta ed una cucciola pelosa e affettuosa ai piedi,
la coccolavano e la facevano sentire al sicuro.

E così lo sognò
:
tra le colline imbiancate di neve,
un elfo mezzo matto,
si lanciava a gran velocità con uno slittino,
 da un capo all'altro delle piccole vette,
reggendo tra le mani un piccolo barattolo
pieno di luci che brillavano ad intermittenza.

E mò questo chi è ?
mormorò guardandolo stupita.

Non mi riconosci ?
le chiese vedendola.

Certo, sei l'ottavo nano,
CORCALO,
rispose la ragazza scocciata.

Ma che spiritosa,
allora,
sei pronta ?

Pronta a far che ?
Senti, Coso,
non mi scocciare,
stamattina ho già litigato
col fornaio, col postino,
col bidello e con la vicina di casa impicciona,
io nemmeno ti conosco,
lasciami in pace che ho già i miei problemi.
  
Oh,
vi si deve sempre spiegar tutto a voi esseri umani,
com'è possibile ?

si spazientì l'elfo,
che aveva premura di tornare a giocare.
Non capisco....
mormorò la giovane donna che a quel punto cominciava a non capirci più nulla.


Avvicinati !
ordinò l'elfo.

Un tempo,
fate, elfi, umani e tutti gli esseri viventi,
vivevano in un unico grande regno.
Ma la crudeltà degli uomini,
e l'egoismo e l'avidità
furono punite,
e l'uomo perse la sua essenza di luce.

Ma ogni tanto capita,
che tracce arcaiche e primitive
di quell'essenza sacra,
emergano dalla nostra vita quotidiana.

Ogni volta che proviamo a metterci in contatto con noi stessi,
esprimendo ciò che proviamo,
permettendo al nostro spirito di sognare,
unendoci al respiro del nostro pianeta,
ecco,
allora per un attimo ritorniamo dèi.

Ed ora fai un profondo respiro,
e pensa ad una cosa che ti appassiona,
che ti fa stare bene.

Lia chiuse gli occhi,
respirò a fondo,
pensò
a una tenera cucciola combinaguai
,
pensò a una rennina su una bavetta 


pensò ad una fiaba
che parlava di speranza,
pensò alla gioia di creare per dire a qualcuno
:
Sei importante per me,
ti voglio bene,
o,
semplicemente,

E ....PUF !
Ad un tratto,
dopo
un soffio dell'elfo,
 una nuvola di profumata,
dolce,
quasi impercettibile
polvere di luce,
le si poggiò sul volto,
e la pervase tutta.


Non era mai stata così bene,
si sentiva piena di energie,
avrebbe voluto fare mille cose,
e assaporare finalmente la vita.
Ma prima....

Fu pensando queste cose che si svegliò.
.....ma prima bisognava cominciare da se stessa,
troppo spesso si era trascurata,
scoraggiata dai problemi quotidiani della vita.

Fuori,
l'odore dei camini pervadeva le strade,
mentre le viuzze del borgo si animavano di bambini festanti,
desiderosi di addobbare il grande albero di Natale.

Dentro,
una giovane donna assaporava un the profumato,
prendendo appunti sulle prossime creazioni,
animata da nuova speranza.

In un angolo,
accanto al camino,
un barattolo luceva ancora di uno strano sfarfallìo,
mentre,
non visto,
uno strano elfo
sorrideva soddisfatto.
Poi,
con un balzo,
saltò dentro a un biscotto decorato,
 si arrampicò su una cima di glassa
e........
oh oh oh !
Buon Natale .....
urlò scivolando con la slitta tra gli abeti.

E
BUON NATALE
ANCHE A TUTTI VOI !