domenica 1 dicembre 2013

Polvere di fata e un battito d'ali....una favola per Maia e Sara


 

·         Care Maia e Sara, questa favola è per voi, e chissà se riconoscerete qualcuno ;) ....

"C'era una volta ... e forse c'è ancora, lontano dagli occhi e dagli sguardi indiscreti degli uomini. Visibile solo col cuore puro dei bambini...
un regno meraviglioso, dove tutto è possibile : il regno delle fate di Laggiù.
Fata Caterina, quella mattina agitava le lunghe ali con fare ansioso :
Presto, sbrigatevi- gridava a elfi e folletti che si muovevano indaffarati-
dobbiamo affrontare un lungo viaggio. Ed i bimbi di tutto il mondo aspettano la loro polvere di fata !"

Kathy richiuse delicatamente il libro, rimboccò le coperte alle bambine, e ...
"Su a nanna, adesso dormite, è tardi, il resto della favola lo leggeremo domani."
Uffa mamma ! - protestò la più piccina- io volevo tanto sapere come continuava- protestò tra uno sbadiglio e l'altro.
La giovane donna uscì, lasciando una piccola luce nella stanza. Una luce che proiettava sul soffitto la volta del cielo trapuntato di stelle.
Sara... - chiamò Maia dal suo lettino-
Che c'è ? - rispose la sorellina.
-Non riesco a dormire, mi manca.
Secondo te che starà facendo in questo momento ?- chiese scrutando il soffitto quasi a cercarne il passaggio della Stazione Spaziale Internazionale.
-Non lo so, starà dormendo. Manca anche a me- disse seria la più grande mettendosi seduta sul lettino.
-Ti prego mi leggi ancora il libro delle fiabe ?- riprese Maia.
- E va bene- sospirò Sara prendendo il volumetto colorato.
Ma facciamo piano, senza farci sentire dalla mamma.
Dove eravamo arrivate ? Ah sì , a Fata Caterina, che si prepara a partire per portare ai bimbi la polvere di fata.

"Quando tutto fu pronto, la Fata alchimista aprì il grande grembiule e, tirando fuori il primo barattolino di polvere scintillante, disse solenne :
-La prima tappa del nostro viaggio è a Parigi, per Julie. La seconda consegna è per Alessio, che vive a Torino. Per terza tappa andremo a Houston, da Maia e Sara, che vogliono rivedere il loro papà."
Le due piccole incredule, sgranarono gli occhi ...
-Hai visto, parla di noi ! - disse Maia battendo le manine per l'emozione.
- Continua, leggi ancora- ripeté la piccola alla maggiore.
"Tutto era pronto, e in un battito d'ali, fata Caterina ed i suoi aiutanti furono prima a Parigi, poi a Torino, infine a Houston, dove abitavano due bambine che in quel momento leggevano un libro di fiabe.
Fata Caterina bussò alla finestra della stanza delle due sorelline, e come un vento fresco e leggero entrò nella stanza."

In quel momento, s'udì picchiettare alla finestra e subito dopo, sbattendo le lunghe ali la fata alchimista fece il suo ingresso nella stanza delle bimbe, accompagnata da un fresco venticello.
Maia era ammutolita, e, ora sbatteva le manine per la gioia, ora si copriva la bocca con le mani, facendo risolini timidi divertiti.
Sara, invece, guardava diffidente la nuova arrivata, cercando di capire chi fosse e cosa volesse.
- Dunque bimbe mie care, il giro è lungo ed abbiamo poco tempo. È giunta voce nel regno delle Fate, che due bambine hanno espresso il desiderio di vedere il loro papà.
Che si trova lassù - disse la fata indicando il soffitto, sul quale ora comparve un punto luminoso simile a una stella, che si muoveva veloce lungo l'orizzonte stellato.
Poi la fata aprì il suo largo manto e... meraviglia ! estrasse un barattolo luminoso e pieno di stelle, e maneggiandolo con cura, con fare pomposo lo consegnò a Sara, raccomandandole :
"Questa è polvere di fata. Un pizzico di questa, un battito d'ali e potrai andare ovunque vorrai. Ma ricorda, se vuoi che funzioni, devi pensare non con la testa, ma col cuore."
E, girando su stessa vorticosamente e sbattendo le ali, sparì.

Le due bimbe si guardarono stupefatte per lo strano e meraviglioso incontro.
-Forza Sara, dobbiamo metterci in viaggio. Andiamo !-
Ma dove andiamo ? - protestò la più grande, ancora incredula e diffidente, rigirandosi tra le mani quel barattolino lucente e sbrilluccicoso.
-Andiamo da papà. Usiamo la polvere di fata.- ribadì Maia sempre più decisa.
- Ma quella signora ha detto che oltre la polvere di fata ci vuole pure un battito d'ali. E noi non abbiamo le ali !- protestò Sara, che proprio non voleva convincersi che fosse tutto vero.
"Ricordi cosa dice sempre papà ?" disse Maia prendendo la sorella per mano :
"Tutto ciò che è pensabile è possibile.- E noi due allora dobbiamo crederci- ribadì convinta la piccina, e tenendo per mano la sorella, cominciò a ripeterlo come se fosse una filastrocca :
"Tutto ciò che è pensabile è possibile...Tutto ciò che è pensabile è possibile...Tutto ciò che è pensabile è possibile...Tutto ciò che è pensabile è possibile".
Fu così che alle piccine spuntarono le ali, e, per magia, in un attimo diventarono piccole fate.

Maia si guardò il suo tutù sbrilluccicoso di stelle, che le era apparso insieme alle ali, per la gioia fece una piroette e... si accorse che poteva volare !
Cominciò a volteggiare nella stanza e poi, decisa e irremovibile, presa per mano la sorella più grande, le disse :
Andiamo da papà -
Un pizzico di polvere di fata, un battito d'ali, e le due fatine si ritrovarono a volare. Su, sempre più su, oltre l'atmosfera terrestre. Oltre le nuvole, fino alla Stazione Spaziale.
Poi, arrivate fino alla Cupola, si fermarono a guardare il magnifico spettacolo della Terra all'orizzonte.
Oh- disse la più piccina.- sono contenta, perché se il mio papà vede questo da quassù, non si sentirà mai solo.-
Poi, volando attraverso la Stazione, arrivarono sino all'alloggio dell'astronauta, e, mentre dormiva, gli sfiorarono il volto con le manine, mormorandogli : "Ci manchi, papà ! Ti vogliamo bene ..."

Passava il tempo ed era ora di ritornare.
Sara s'aggiustò il suo tutù dipinto dei mille colori dell'arcobaleno, e guardando la sorellina volteggiare felice intorno al padre, prese un pizzico di polvere di fata, batté forte forte le piccole ali e ...
- Vorrei che fosse già il tempo in cui papà è tornato a casa - disse.
E come per magia si ritrovò in macchina, in una notte di quasi metà novembre, vicino a Maia che dormiva.
D'un tratto si aprì la portiera dell'auto, e il viso della mamma apparve, felice, come di una gioia particolare.
Poi, dietro, un volto conosciuto e familiare.
Papà.... - mormorò, mentre la sorella apriva gli occhi e come in un sogno si accoccolava in un abbraccio che, finalmente, eliminava ogni distanza.
-Ci sei mancato - mormorarono le bimbe felici, accarezzandogli il viso.
E questa cos'è ? -Domandò incuriosito l'astronauta pulendosi il viso da una polvere luminosa e perlescente.
Dove avete preso questa polvere dorata ?-
Ho sonno, te lo dirò domani- rispose Sara, sistemandosi meglio in braccio al padre e sorridendo felice.
Agitò le piccole ali ed il barattolino lucente scomparve.

Se sono stata indiscreta chiedo venia, questo vuole essere un piccolo omaggio a voi, bambine, questa è la vostra favola : la favola di Maia e Sara.
Un abbraccio affettuoso,
Valeria

https://www.facebook.com/AstronautLucaParmitano/posts/681808491870704
 

giovedì 28 novembre 2013

ATTIMI....

 

Era la sera della vigilia di Natale,
di un giorno di inizio inverno.
Quell'anno il freddo stentava ad arrivare,
e la natura sembrava quasi risentirne,
come a presagire dei cambiamenti innaturali nel clima.
Gli aranci avevano tardato a maturare,
e persino prati e giardini sembravano rigogliosi,
come all'inizio di primavera.

1. 
Monica entrò infreddolita in un caffè,
per ristorarsi con una cioccolata calda
:
vabbè che l'inverno tardava,
ma lei stavolta aveva proprio esagerato, ad andar in giro con le infradito fino a dicembre.
Si guardò i piedi, doloranti e gonfi,
e poi le mani, rugose e screpolate,
piene di storie da raccontare.
Poi sentì una fitta all'inguine
:
Accidenti come scalciava !
Si accarezzò la pancia con amore infinito,
ed il quasi nato si fermò,
come a raccogliere la carezza della madre.
 
2. 
Dall'altra parte della strada,
in una villetta decorata a festa,
che pareva uscita dritta dritta da un film sul Natale,
Paola rimboccava le coperte al padre sofferente.
Con una pezzuola umida gli deterse delicatamente il viso,
poi porgendogli un sorso d'acqua, con una cannuccia,
gli accarezzò i capelli morbidi e bianchi come la neve.
Già, la neve,
quest'anno sarebbe stato un Natale tiepido e asciutto come un campo di grano a giugno,
altro che neve....
E chissà se suo padre
avrebbe fatto in tempo a rivederla per l'ultima volta....
 
 3.
Due isolati più avanti,
Ombretta si affrettava a chiudere il suo negozio di fiori.
Altro che trucco e parrucco,
se non si fosse sbrigata ad andar da Pino, lo coiffeur,
coi capelli alla Karen sull'Iss,
ci sarebbe arrivata alla cena da Erminia.
Lo squillo del telefono la fece sobbalzare :
aveva completamente dimenticato che doveva fare una consegna in serata.
Riaprì il negozio, lasciando la porta aperta,

e andò a prendere nel retro la composizione di fiori.....

La sera avanzava, nel piccolo borgo.
Nascosti dietro i gradini delle scalinate,
piccoli presepi facevano bella mostra di sé,
in una gara che coinvolgeva tutti i rioni,
rievocando antiche tradizioni,
chè mano sapienti mettevan mano alle composizioni,
e nonne, e nipoti,
lavoravano insieme ciacolando allegri
per preparare il presepe familiare che sarebbe stato esposto nei vicoletti.

4.
Monica pagò il conto, infilò di fretta il cappotto
e uscì dalla caffetteria :
se non si sbrigava a raggiungere la corriera 
avrebbe passato il Natale da sola.
Odiava il posto in cui viveva,
apparentemente accogliente e pieno di solidarietà
ma in realtà opportunista e pieno di egoismi personali.
Nonostante ce l'avesse messa tutta si sentiva ancora un'aliena,
e aveva affrontato la sua gravidanza e la perdita di Fabio
tutta da sola,
con la dignità di una donna madre e single,
che nulla chiede ma sopravvive cercando il bello intorno a sé.

I rintocchi delle campane la riportarono alla realtà,
era tardi,
corse, tutto d'un fiato,
fino alla corriera,
ma fu inutile,
il piccolo bus partì lasciandola indietro arrabbiata e trafelata.
"Accidenti!-
si disse sconfortata- mi toccherà andare da zia Ines domattina.
E come la passerò dunque la vigilia di Natale ?
Bene, vuol dire che andrò a letto presto e riposerò.
Perché noi ce la caveremo, vero pulce ?"

pensò riaccarezzandosi il pancione.
E stavolta il bimbo sporse la manina,

che attraverso la pancia emerse come un pesciolino in un acquario.

5.
Nella villetta decorata a festa,
Paola preparava un semplice e frugale pasto per lei e il padre.
Poche cose, ma buone e nutrienti,
l'importante era stare insieme :
un po' di lenticchia, 2 fettine di prosciutto di montagna,
due marron glacé per uno,
papà adorava le castagne, in tutte le loro forme.
E un dito di spumante,
no, non quello secco,
quello dolce,
giusto per rinfrescare il palato.
Cominciò ad affettare il prosciutto,

e, mentre papà dormiva,
accese il giradischi e mise su un vecchio disco di F. Sinatra...
Ah, ora sì che era Natale :)

6.
Nel suo negozio di fiori,
Ombretta tentava di ricordare dove potesse essere finita la composizione da consegnare.
"Giuro che stavolta la ammazzo-

disse borbottando tra sé e sé
riferendosi alla vecchia zia che l'aiutava al negozio-
Deve averla fatta consegnare per sbaglio alla moglie del signor Giovanni, al posto delle margherite.
Ed ora vallo a sentire,

lui che è così tirchio,
va a finire che non me la pagherà e ci rimetterò di tasca mia.
Adoro quella donna,

ma se continua così mi manderà al manicomio..."
borbottò infine riaccingendosi a chiudere di nuovo porte e saracinesche.

7.
Poco più in là,
nella stradina piccina picciò,
che portava alla sua casetta piccina picciò,
Monica trascinava se stessa,
e la sua panciona,
fino a casa, per sdraiarsi nel letto e riposare finalmente,
dopo una giornata pesante.
Fuori,
il tempo cominciava a cambiare.
Adesso sembrava esserci veramente freddo.
Come.... sembrava quasi freddo da neve.
Ma non può essere ! -  
si disse la ragazza, guardando i nuvoloni neri all'orizzonte.
Cercò le chiavi di casa in borsa,

mai che riuscisse a trovar qualcosa in quella borsa,
mannaggia al giorno in cui l'aveva comprata.
Si fermò a cercarle, ma distratta com'era non si accorse del gradino.
Incespicò e cadde, sbattendo la testa.
Svenne.


Ormai la sera avanzava,
e nel borgo i camini crepitavano allegri profumando le strade di antichi odori,
carichi di promesse di tepori familiari e risate di bambini.
I negozi cominciavano a chiudere le saracinesche,
solo i forni rimanevano aperti,
per rifornire fino all'ultimo
gli avventori pigri e frettolosi che non avevano voglia di cucinare.

8.
Nel frattempo,
il fuoco scoppiettava in casa di Paola,
la piccola cena era stata consumata,
e lei poteva dedicarsi al suo hobby preferito
:
la scrittura.
Gnomi, e folletti, e fiabe incantate,
parevano aver preso vita.
E la polvere di fata pervadeva tutta la stanza.
"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
Il Piccolo Principe, la sua opera preferita....
un concentrato di saggezza,
in cui, il suo autore,
aveva permesso all'anima di andare oltre i confini del mondo,
e di ritornarvi scoprendo che
forse ciò che cerchiamo è dentro di noi,
o perlomeno vicino ad esso,
e che dobbiamo cogliere l'attimo,
prima che sia tardi.
La campana segnò le 23 e tre quarti,
mancava poco alla mezzanotte.
Si alzò dalla sedia per recarsi in camera del padre....


Ma dicevamo prima dei negozi.
Già, i negozi...
e Ombretta, che fine aveva fatto ?


9.
Ombretta si abbottonò il giubbino,
rabbrividendo per il freddo.
Ormai era tardi per andare dallo coiffeur,

sarebbe rimasta spettinata.
Ma in fondo che importava !

pensò cercando inutilmente le chiavi per chiudere la porta del magazzino.
Strano, non le trovava.
Doveva averle lasciate dentro,

pensò, e cercò con la mano l'interruttore della luce,
ma si accorse che, stranamente,
la lampadina non si accendeva...
Rientrò nel deposito,
e fu allora che la vide.
L'immagine di un ragazzo,

avrà avuto più o meno 16 anni,
l'aria scanzonata e invincibile di quell'età,
ed uno sguardo formidabile,
da bucarti il cuore.
Ma...come ?
Come era possibile ?
- si chiedeva stupefatta Ombretta,

mentre una tenace consapevolezza si faceva strada nella sua mente.
Non poteva essere che lui,
Mattia, il primo ragazzo che aveva amato.
Solo che c'era un piccolo insignificante
particolare
:
non si incontravano da 20 anni.
Subito dopo il terzo di liceo lui si era trasferito con la sua famiglia,

dall'altra parte del mondo,
e alla fine,
dopo qualche lettera,
i due ragazzi avevano perso le tracce l'una dell'altro.
E poi questo ragazzo sembrava più giovane,

quasi un adolescente,
come se il tempo non fosse mai passato e si fosse fermato a 20 anni prima.
Mentre era intenta a pensare tutte queste cose,
come per magia,
il negozio si illuminò,
come un cielo trapuntato di stelle
in una notte nera e siderale.
Ombretta era ammutolita,
avrebbe dovuto essere spaventata,
ma stranamente era rimasta calma,
e anzi, un senso di pace la pervadeva da capo a piedi,
come se da tempo aspettasse quest'incontro.
Il ragazzo la guardò con sguardo sornione,
poi, d'improvviso,
le rubò un bacio,
e svanendo nella notte le mormorò
:
Vuoi Imbiancare La Luna All'Alba con me ?

E sparì.

10.
Monica riaprì gli occhi dolorante.
Ma cos'era successo ?

Si ricordò di essere caduta, inciampando in un gradino.
E forse era svenuta....
Doveva essere rimasta riversa a terra per tanto tempo,
mentre fuori la temperatura si abbassava e la notte scendeva.
Si toccò la gamba : era bagnata.
Da dove veniva quell'acqua, se non aveva piovuto ?
D'improvviso realizzò : le acque, le si erano rotte le acque....

Il pensiero del bambino la gelò : come stava ? che ne sarebbe stato di lui ?
Si sforzò di restar calma, doveva a tutti i costi arrivare a casa.
Ma un dolore lancinante, appena tentò di mettersi in piedi la bloccò, e la costrinse a ripensarci.
Si trascinò, carponi, al bordo della stradina, fino al capanno degli attrezzi.
Poi, delicatamente,
si toccò la pancia, per vedere se il bambino rispondeva.
In un attimo che parve un'eternità, attese la risposta della creatura.
Che,
stuzzicata dai movimenti della madre,
reagì scalciando con una forza insperata.
Piangendo dalla gioia,
 Monica si concentrò adesso sui dolori che sentiva la stavano lentamente avvolgendo, minuto dopo minuto.
Fitte lancinanti e puntuali, arrivavano dai fianchi,
e si espandevano al bacino, con cadenza regolare, sempre più ravvicinata.
Non ebbe dubbi : erano doglie.

E lei era da sola.
Per strada al freddo, sotto la luce fioca di un lampione.
Riuscì ad allungarsi,
 giusto quel che bastava per tirar fuori dal capanno una coperta.
Se la mise addosso,
avrebbe dovuto resistere.
Sentì i rintocchi di una campana,
erano le 23.55,
tra poco sarebbe stato Natale.

11.
Paola arrivò in camera dal padre,
che pareva stranamente in forma quella sera.
Papà, ho portato i bicchieri per brindare-
gli disse dolcemente mentre si preparava a stappare la bottiglia di spumante.
 Lascia stare, abbiamo tempo-
rispose il padre sorridendo.
Ho voglia di andare in veranda,

a godermi il fuoco del camino.
E' tanto che non passiamo un po' di tempo a parlare,
noi due.
Si appoggiò delicatamente al suo braccio,
e sorreggendosi così alla ragazza arrivò fino alla finestra,
la aprì delicatamente e...
Lo senti ?- proseguì,
è l'odore della neve !
Chiudi gli occhi e metti in azione gli altri sensi,
che percepisci ?
La giovane donna, dapprima perplessa,
decise di lasciarsi andare,
dopotutto erano anni che non vedeva il padre parlare in quel modo entusiasmandosi,
ed era come se fosse uscito improvvisamente dal suo torpore.

Sento un freddo pungente come l'ago di un pino,
e il crepitio dei rami degli alberi,
come se si preparassero ad accogliere un peso, piegandosi.
Una civetta, in lontananza,
lanciare richiami verso la luna.
Odore di foglie e frasche umide,
calpestate da un animale che cerca riparo.
Sento il mio cuore battere più lentamente,
e rallentare in una quiete surreale.
E sento tutte le sfumature dello spettro della luce,
pronte a fondersi in un unico colore,
come all'inizio di un nuovo arcobaleno. 

"Impara ad ascoltare il tuo cuore-
le mormorò il padre,
- non aver paura della vita,
cogli ogni attimo che essa ti concede,
ed apri la tua anima all'infinito,
senza esitare."
E dopo aver mormorato queste parole,
la guardò teneramente e, accarezzandole il viso,
 si accasciò esanime come un corpo senza vita.

Lo stereo suonava canzoni di Natale,
ed una figlia abbracciava per l'ultima volta colui che l'aveva amata di un amore senza tempo.
L'orologio della chiesa segnava i rintocchi :
era mezzanotte,
era dunque Natale.
Poi,

d'improvviso,
i mille colori delle luci della strada divennero uno solo.
I rami degli alberi crepitarono,
e cominciò la danza dei fiocchi....
.....nevicava.
 
12.
Ombretta sedeva pensierosa a casa di amici.
Non riusciva a togliersi dalla mente quella visione.
Com'era possibile ? 
Le avevano dato qualche sostanza senza che lei se ne accorgesse ?
Aveva forse sognato ?
Si diede un pizzicotto, per verificare che fosse sveglia,

ma...Hai, eccome se lo era !
Eppure ....

c'era qualcosa di familiare in quella frase che lui le aveva detto prima di scomparire,
poche ore prima
:
Ma certo !
Come aveva fatto a non pensarci prima !
Andò all'ingresso a cercare la sua borsetta,

doveva essere lì la sua vecchia agenda,
non aveva mai avuto il tempo di cambiarla.
Sfogliò ansiosamente le pagine finché non lo trovò.

Ecco qua :
Villa Alba.
La residenza dei genitori di Mattia.
Guardò l'orologio

:
Mezzanotte meno 5 minuti.

Con le mani che tremavano prese il cellulare e compose il numero.
Pronto, chi parla ? ....
rispose una voce maschile.

Epilogo

Monica raccolse tutte le sue forze
cercando di convogliarle verso la spinta finale.
Al corso le avevano insegnato a respirare,

e lei sapeva che urlare non le sarebbe servito a niente,
solo a disperdere le sue energie.
Inspirò a fondo,

poi, spingendo con tutta se stessa,
si lasciò andare.
La natura meravigliosa fece il suo corso,
le ossa del bacino della madre si spostarono per lasciar passare il corpo del neonato,
e il piccolo venne fuori,
e con un pianto dirotto urlò al mondo il suo diritto di esistere.
La ragazza avvicinò il bimbo al suo seno,
e lo avvolse col cappotto e la coperta.
Fu in quel momento che si accorse che nevicava...
Che strano,
eppure non era prevista la neve quella notte.

Un suono di motori la riportò alla realtà
:
l'avevano trovata !
Mani solerti e sicure

la coprivano adesso con calde coperte
e si prendevano cura del suo piccolo.

Ombretta respirò a fondo,
non riusciva più a trattenere le lacrime.
Si sorprese a singhiozzare,

e dovette fuggire in bagno per non fare preoccupare gli altri.
L'aveva trovato.
L'aveva cercato per tutta la vita in un altro continente,
dall'altra parte del mondo,
ed invece era sempre stato lì,
a due passi da lei,
e non si erano mai incontrati,
troppo presi dal tentativo di dimenticare,
e di cercare di guidare un destino cui rifiutavano di appartenere.
Dunque non sapeva come,
ma la sua anima gemella l'aveva trovata,
dandole un indizio affinché la parte mancante la ritrovasse a sua volta.
Congiunzioni astrali- si disse,
e ripensando a quella voce calda e profonda,
che in poche parole l'aveva avvolta di un amore totale e desiderato,
facendola sentire nuda, eppure non fragile,
protetta, eppure non debole,
arrossì,
come ai tempi in cui aveva 16 anni.

La neve copriva adesso tutta la frazione,
e i fiocchi svolgevano la loro danza,
avvolgendo ogni cosa con una pace universale,
che infondeva serenità.
Paola aprì la finestra e respirò a fondo
:
adesso lo sentiva,
l'odore della neve.
Era un impercettibile ma tangibile aroma muschiato,
pungente ed allo stesso tempo solido, corposo e consistente.
Odore di natura, che tutto invade e crea.
Odore di tepore familiare,
che ci ricorda che noi non siamo fatti per essere soli.
Le sembrò di vederlo allora,
danzare in mezzo ai fiocchi,
con quello sguardo buono,
lo sguardo di tutto il bene del mondo,
mentre la prendeva in giro e le diceva :
Paola, cogli l'attimo,

prometti che sfrutterai le opportunità che la vita ti dà.

Attimi...
La nascita,
la morte, intesa come rinascita.
E l'incontro con la parte mancante di sé.
Frazioni di tempo,
lungo il relativo percorso dell'esistenza umana.
Briciole di storie,
di esperienze di vita,
limitate, eppur infinite.
Scelte,
punti di snodo,
frutto di libero arbitrio
o di strane congiunture del destino.
Ciò che importa forse non è quel che otteniamo,
perché spesso non lo possiamo controllare,
ma il modo in cui la affrontiamo,
la grande sfida che ogni giorno la vita ci propone.
Consapevoli,
che l'esistenza in fondo,
non è che una grande avventura....

Valeria Ronsivalle
"Se qualcuno ama un fiore,
di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle,
questo basta a farlo felice quando lo guarda".

Antoine de Saint Exupéry, Il Piccolo Principe, capitolo 7.



 

venerdì 8 novembre 2013

GHOST...

 

Scendeva la notte sulle strade appena bagnate,
ed una lieve nebbia ricopriva le case creando un'atmosfera surreale quella sera.
Ero uscita di consueto con la mia piccola peste pelosa, per il breve giretto serale.

Dafne aveva voglia di giocare, e, trovata una pigna, si attardava a sgranocchiarla vicino a una panchina abbandonata.
La quiete della sera mi rasserenava, e lasciava la mia mente libera di vagare qua e là, tra cielo e terra, in cerca di un senso logico che sembravo non trovare.

Ripresa la via del ritorno, mi passò accanto una donna, che dopo aver fatto pochi passi, tornò indietro e tutto d'un fiato mi disse :
"Io avevo una cagnetta come la sua, mi è morta ieri, dopo 14 anni.
Mi è stata vicina senza lasciarmi un attimo. Anche nella malattia.

Ma ieri è morta."

Una lacrima sembrò velarle lo sguardo, e lei se ne vergognò.
Poi, guardandomi, mormorò : "Scusi se l'ho fermata, ho avuto un ictus che mi ha paralizzata per metà, e da allora non riesco a essere padrona di me stessa, non lo faccio apposta.
Scusi se l'ho fermata, non lo faccio apposta."

Mi dispiacque così tanto che se ne vergognasse, che le risposi :
"Stia tranquilla, non si scusi, ho avuto 4 cani, so cosa vuol dire provar dolore per la morte di uno di loro."
Ma lei sembrava mortificata di aver mostrato la sua sofferenza ad un'estranea, e facendo piccoli passi per andar via, continuava a ripetere, con lo sguardo rivolto a terra, innanzi a sé : "Scusi se l'ho fermata, ma da quando prendo le medicine non lo faccio apposta....".

Non riuscii a trattenerla, non volle esser tranquillizzata.
La guardai mentre si allontanava, figura minuta e fragile, che appariva l'ombra di quella che doveva esser stata.
Con passo incerto e traballante, e quell'aria dolorosamente ferita nell'anima, scomparve in pochi attimi tra le strade annebbiate della sera.


Ed io, sconvolta da un'apparizione quasi surreale, mi ritrovai a pensare a quanti invisibili, ombre di loro stessi, avevo incontrato nella mia vita.
Fantasmi, persone che avevano perso la loro identità, per scelte sbagliate o malattie improvvise.
In ognuna di loro, la dolorosa consapevolezza che non sarebbero più state "normali".
Che la loro sorte sarebbe dipesa, a secondo dei casi, da un farmaco, da un lavoro, o da un aiuto economico che ridesse loro dignità.
Pensai ai tanti che avevano fallito il loro progetto di vita, e che di questo fallimento ne portavano i segni, perché la loro anima era segnata, vergata a fuoco dall'umiliazione di non trovare un posto giusto nel luogo ove vivevano, e di sentirsi sempre come alieni in mezzo alla gente.
Pensai alla difficoltà di trovare dentro di sé la forza che li facesse arrivare a fine giornata.

E allo strabiliante istinto, che li portava, giorno dopo giorno, a cercarne un pezzo, di quel sole, per conservarlo in un angolo del cuore e riscaldarlo nel momento di sofferenza più estrema.
Li vidi, uno ad uno, cadere, rialzarsi, cadere di nuovo e non smettere di lottare.
Come fantasmi in una notte piena di nebbia, coloro che si erano persi, e non ancora ritrovati, affollavano le nostre vite, spesso resi invisibili dal cinismo e la freneticità della vita quotidiana.

Sorrisi, di un sorriso amaro..." Io li vedo, e li riconosco questi fantasmi, e loro vedono in me questa capacità, e si fermano a parlarmi, come a chiedermi aiuto..."
Pensateci bene .... quante volte, dal medico, al supermercato, sul tram, al lavoro, nel palazzo, ne avete avuto uno accanto e non l'avete riconosciuto, invisibile ai più ?
E non parlo tanto dei poveri, o dei senzatetto, parlo di persone che hanno smarrito la direzione del loro cammino... e che stanno ancora tentando di ritrovarla.


"Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
Antoine De Saint Exupéry "Il Piccolo Principe"

GHOST......


lunedì 21 ottobre 2013

La ballata della mille e una anima in me (ascoltando Baglioni in sottofondo)


Sonia guidava nella stradina di campagna che portava al di fuori della frazione in cui abitava.
Il cielo pieno di nuvole e il cinguettar degli uccellini al tramonto le ispiravano malinconia, ma la strada vuota e coperta dagli alberi le infondevano una strana calma.
Ritornò indietro con la mente, da quanto ne aveva memoria, nei suoi ricordi da bambina, era sempre stata così :
 

Sonia l'impetuosa, che se crede in una cosa, ci si butta a capofitto.
Sonia la testarda, che se si mette qualcosa in testa ...
e Sonia la docile, che se le fai notare che sbaglia corregge subito la rotta.


 Sonia la timida, che si cela e si nasconde
e Sonia la sfacciata, che si espone e si propone.
Sonia la pasionaria, disposta ad abbracciare le cause dei più indifesi, dei maltrattati.
Sonia la generosa, che se ti vuol bene  ti regala tutto il suo mondo. E pure più, perché donar se stessi è il regalo più bello che si possa fare.
Sonia l'insicura, che si perde in un bicchier d'acqua qualsiasi cosa deve fare.
Sonia la guerriera, che non si arrende e lotta per le cose in cui crede.
Sonia che ha paura della vita, e per questo la vita la sta sempre a guardare da lontano.
Sonia l'empatica, che se ti vede piangere ti prende per mano.
 

Sonia l'arrabbiata verso chi la calpesta e vuole farle del male
Sonia l'eterna innamorata, della vita e sempre in cerca di qualcuno da amare.
Sonia il passerotto, che per vivere ha bisogno di poco, ma se quel poco non c'è muore.
Sonia la leonessa, che difende ciò in cui crede e ama con tutto il cuore.


 Sonia e un urlo di rabbia perchè la vita è stata diversa da come l'aveva sognata
Sonia rannicchiata nel letto trattenendo il respiro, finché la tempesta è passata.
Sonia che si commuove guardando due vecchi mano nella mano
Sonia che riesce a scorgere un particolare lontano.
Sonia sempre in cerca del suo arcobaleno
Sonia che spera sempre che torni il sereno.
Sonia e un urlo disperato : Ahhhhhhhhhhhhhhh !
Sonia che a volte vorrebbe un silenzio ovattato.


 Sonia che tocca il cielo quando le apri il tuo cuore,
Sonia che guarda il figlio e si scioglie come neve al sole.
Sonia che sceglie di essere vera e sincera
Sonia l'ipersensibile, per cui la sensibilità è una qualità vera.
Sonia che va sempre a 1000 in ogni cosa che fa,
Sonia che invece vuole andar piano, ma non sa come si fa.
 

Sonia che ha sbagliato tutto e vuol ricominciare
Sonia straziata, Sonia che vuol cambiare
Sonia che si ama e si odia ed è un eterna bambina
Sonia che per fortuna ha il cuore da fanciullina.
Sonia che quando scrive tocca l'infinito
Sonia che per non morire dentro si aggrappa ad un mito.
Sonia che a quarant'anni si è appena ritrovata,
Sonia alla finestra della vita ancora affacciata.
Sonia che lascia tracce di sé con la magia della scrittura

Sonia che non vuole più aver paura

Scendeva la notte e una luna tonda e pacioccosa faceva capolino dal cielo azzurrato.
La ragazza non poté fare a meno di fermarsi a guardare, e mormorò così :


" Questa immagine è un capolavoro....
talmente bella che ti catapulta in un'altra dimensione ... Voglio restarci per sempre in questo mondo sognato... E non tornare più ."
 
Valeria Ronsivalle
 
 
 

Fotografia di Luca Parmitano, Credits ESA/Nasa

domenica 20 ottobre 2013

Aiuto, m'è venuta la Parmitanite ! Ritratto semiserio del Luca nazionale (visto da chi non se ne perde un click)



Descrivere una persona non è mai semplice, perché rischi di raccontarne solo alcuni aspetti, in cui magari poi lei neanche si ritrova.
D'altro canto la prospettiva di chi scrive è sempre soggettiva, ed è per questo che, molto umilmente, stasera voglio descrivervi la mia.

Ne avevo sentito parlare da giornali ed articoli su blog e facebook.
Ne parlavano, insistentemente, i miei paesani, smaniosi di riscatto da una realtà difficile e amara.
Ma la cosa che mi colpì fu un intervista su fb, in cui Lui, quello che sarebbe diventato il Luca nazionale, si prestava a rispondere alle domande più disparate.
Fui colpita all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno : esisteva davvero un uomo, di professione astronauta, che non solo rispondeva a tutti con gentilezza e irresistibile ironia, ma si mostrava qual era, così senza riserve, con una semplicità che ti spiazzava, e insieme ti conquistava ?
Ormai il danno era fatto, ero stata contagiata, ma non lo sapevo ancora...
Incuriosita da tali eventi, andai a visitare la sua pagina, un concentrato scoppiettante di inesauribile vitalità.
Capace di far resuscitare i morti con la costante bellezza delle immagini di un mondo che credevamo perduto...e invece era sempre stato sotto i nostri occhi.
Capace di ridestare emozioni sopite, attraverso la meraviglia e lo stupore di colui che l'aveva voluta.

Il suo animo avventuroso ci guidò attraverso albe spaziali, suggestioni notturne di struggente amore per il nostro Paese (in Volo di notte, che è stato, e resta, il mio brano preferito), ed una straordinaria voglia di condividere con gli altri, questa sua straordinaria avventura.
Scrive al presente, il Maggiore, con uno stile fresco e immediato, che ti collega dritto dritto lì, sù in orbita sulla Stazione Spaziale, da cuore a cuore, dal tuo cuore al suo.
Perché dopo aver letto un suo brano ti ritrovi come una bambinetta a dire : "Ancora, voglio sentirti raccontare ancora...."
E per quanto tu cerchi di impegnarti perché non succeda, alla fine ti commuovi, perché capisci che hai appena sfiorato un granello di infinito.
Lo ammetto, feci resistenza, mi sembrava strano, quasi imbarazzante, che io, incapace di mezze misure, io che se credo in qualcuno lo faccio a 360 gradi, mi appassionassi tanto alle vicende di uno sconosciuto.
Ma chi era, alla fine, quest'uomo che riusciva, commento dopo commento, a coinvolgere famiglie intere, nelle sere di una strana estate italiana, a star col naso in su per guardar passare la Stazione Spaziale Internazionale ?
Io ci provai a spiegarmelo più volte, e la mia fantasia, stimolata dall'aria di rarefatta magia che si manifesta tra le righe della pagina del Maggiore, creò un racconto : L'uomo delle stelle.
Cui sarebbe seguita una serie di favole, roba che a confronto George Lucas con Guerre Stellari, era un Bignami rispetto ai miei 7 ? 8 ? racconti.
Ma torniamo a lui :
 Dinanzi i complimenti è solito rispondere con umiltà quasi aliena che lui è solo una persona normale che svolge un lavoro che considera un privilegio.

Conoscitore di molte lingue : italiano, inglese, russo, siciliano, è solito, nella sua pagina, in giornate particolarmente impegnative, interagire in astronautichese, un antico idioma sconosciuto ai più, che si esprime, in modo sintetico, esaustivo e assolutamente rivelatorio, nel celeberrimo, per i suoi sostenitori "?", o rafforzativo "??", o nel più immediato mezzo di manipolazione delle masse sperimentato dalle agenzie spaziali internazionali : il segno :) o, in taluni casi il rafforzativo :D
Che provoca, dopo averlo visualizzato, una paralisi immediata e totale del viso, che si calcifica in un sorriso ebete da visione divina.
Situazione molto pericolosa, perché se ciò accade fuori casa, com'è accaduto a me, si rischia il ricovero immediato, meglio se coatto.
Gli piace quel che fa, gli piace da matti, e si diverte, soprattutto quando pubblica quelle foto irresistibili in cui ci mostra la sua vita sull'Iss, a cui seguono valanghe di commenti adoranti di coloro che una volta lui definì, i suoi amici, in data attuale 117000 o poco più.
E a chi gli chiede come affronta la partenza ogni giorno più vicina, lui risponde : "Non ci penso proprio."
Per il resto, avergli parlato, aver colto il modo in cui ogni giorno il suo spirito ardimentoso affronta la vita, ti cambia dentro, e ti rende pericoloso ....perché d'ora in poi sarai capace di superare le tempeste, di cogliere l'attimo, di trovar la forza di lottare.
Perché saprai che, lassù, da qualche parte, oltre l'atmosfera, c'è il tuo arcobaleno.
Forse lo vedrai giocare a nascondino tra le nuvole. Forse lo ammirerai senza poterlo toccare.
Forse si nasconderà dietro uno smile inviato dallo spazio.... ma saprai che è lì, e che puoi continuare a sperare.

Foto di Luca Parmitano, Credits Nasa

domenica 13 ottobre 2013

Manifestazioni....



Dolce e chiara era la notte, e senza tempo.
L'uomo delle stelle si godeva, rilassato, il meritato riposo.
La stazione orbitante taceva addormentata, ed una calma surreale si percepiva nell'aria.
-Buonanotte luna, buonanotte stelle, vi porterò nel cuore con la consapevolezza che c'è sempre un "oltre"- pensò l'astronauta respirando a fondo quel momento di sintonia con il cielo.

D'un tratto mille aure luminose gli invasero la stanza.
Ognuna con una sua cadenza, ognuna con un suo vociare.
Come piccoli folletti gli danzarono intorno, scompigliandogli i capelli (seee ), stropicciandogli i vestiti.
Mormorandogli dolci nenie, e parlando tutte insieme.

"Chi siete ? " mormorò il Maggiore ormai rassegnato ad incontrare ogni genere di creatura, dalle fate a capricciosi re di pianeti lontani.
E questi ? Chi erano ? E che volevano da lui ?
Come meduse fosforescenti fluttuanti nel mare, le creature si muovevano e volavano intorno a lui nella stazione orbitante.
Una sfuggì e volò intorno ad AstroKaren, ma subito fu chiamata dalle altre : "Franco ! torna qua, non c'è tempo ! ".

La stazione spaziale fu invasa da risate argentine, e ad un comando gli esseri luminescenti si mossero veloci, accendendo uno dopo l'altro tutti i settori dell'astronave.
"Ecco qua - mormorò una di loro- ora l'abbiamo vista tutta, possiamo pure andare".
"Non ancora- disse un'altra- prima lo dobbiamo salutare....".
Così come si erano accese, le luci dei settori dell'Iss si spensero velocemente, una dopo l'altra, fino ad arrivare all'alloggio del maggiore.
Le creature allora, come fossero una sola, circondarono l'uomo, che, straordinariamente calmo, e curioso, si sentì come dentro una bolla piena di forza e di luce.

Un turbinio di colori si accese intorno all'uomo delle stelle, ed in tutte le lingue del mondo, compreso il siciliano,
Buona notte gli dissero,
accarezzandogli il volto.
Poi, come erano arrivate, le creature sparirono nel blu della notte siderale.

Una forza sconosciuta e potente invase lo scienziato, la certezza che in più parti del mondo vi erano anime da cui era amato.

Come aure luminescenti e piene d'energia, vogliamo augurarti una dolce notte Maggiore, ringraziandoti, di nuovo, per la forza e la passione per la vita che tu hai regalato a noi.
E come quelle creature erano una cosa sola, mi sia consentito stasera ringraziare di cuore i miei compagni d'avventura.

Se il bene esiste...siamo una forza !
Buonanotte a tutti

Fotografia dell'ESA, Agenzia Spaziale Europea, modificata da noi fans.

https://www.facebook.com/AstronautLucaParmitano/posts/212096022297632

venerdì 11 ottobre 2013

Stelle in orbita sognando l'immenso


C'è un aspetto di questa avventura di cui nessuno parla : ed è che le stelle non stanno solo nel cielo.

Le stelle sono i nostri occhi accesi per l'emozione ogni volta che guardiamo a naso in sù, sorridendo come sceme, alla vista lontana di un vecchio amico.

Le stelle sono i nostri cuori, vibranti ogni volta che grazie al tuo sogno, entriamo in comunicazione con i nostri figli, con i nostri amici, perchè condividiamo una passione comune.
Ieri una mia amica ha pubblicato nella sua bacheca il sito dell'Iss detector e mi ha taggata dicendomi : "Te possino, a furia di parlarne m'hai convinta, da domani la guarderò passare anch'io".

E le stelle sono le nostre anime, perchè attraverso l'aprirci all'immenso, come in questa foto, scopriamo che possiamo vivere cento, mille storie, ritrovando in ognuna di esse un frammento di sè.

I gentiluomini che ti sostengono, scherzando dicono spesso che le sostenitrici dell'AstroLuca sono in orbita.

Sì, lo siamo, ma non nel senso inteso da loro, siamo in orbita intorno alla vita quotidiana, e da quando ci hai portato lassù con te, ogni giro è una certezza, una consapevolezza, che ci rende più forti e ci rende migliori e ci fa sorridere al domani.
Perciò io non scendo da quest'orbita.
E infinitamente grazie per averci lanciato la scaletta per raggiungerla.
Ah, giusto per saperlo : noi non scendiamo neanche il 10 novembre.
Armati di santa pazienza, dovrai sopportarci per molto, molto tempo ancora
Buona notte Maggiore, come mi diceva il mio papà prima di andare a dormire : Sogni d'oro ....


A tutte le donne che si aggrappano ad un gancio in mezzo al cielo, senza vergognarsi mai.....


https://www.facebook.com/AstronautLucaParmitano/posts/649335058451381

Foto di Luca Parmitano, Credits : ESA/NASA


venerdì 4 ottobre 2013

ASTROLUCA E IL SOVRANO DEL PIANETA POPOF...


 

Ovvero :
Di quella volta che il nostro mondo rischiò di essere cancellato


Lo so, lo so, che Lui dice di non averli mai visti gli alieni ... ma questa è un'altra storia.
E nel regno della fantasia tutto è possibile, pure le cose che non avresti mai pensato.
Dunque, dov'eravamo ? Ah sì :
C'era una volta...
e forse c'è ancora,
oltre i pianeti e le stelle conosciute,
oltre gli spazi e le dimensioni immaginate,
nascosto alla vista e alla conoscenza dei più, un piccolo pianeta, di nome Popof, popolato da minuscoli e strani abitanti, alti non più di un palmo di mano, e dotati di incredibili poteri.
Una sirena quel giorno suonava incessante e pressante ad Aralia, la capitale del pianeta.
A richiamare tutti i popoffiani, nella grande piazza della città, FB1, il sovrano incontrastato e molto amato dei piccoli alieni, perché la sua saggezza millenaria era conosciuta, da sempre, in tutto l'universo.
- Che succede Maestà ? Arriviamo !- urlò trafelata FB2, consorte legittima del Gran Sovrano.
Da quando conosceva il suo piccolo re, non l'aveva mai visto così cupo e preoccupato.
-Abbiamo rilevato richieste d'aiuto da un mondo lontano, un pianeta situato in un sistema al cui centro si trova il Sole.
Ho appena inviato una squadra di ricognizione, grazie alla polvere magica fornitaci dalle nostre amiche fate, dovrebbero essere già di ritorno.-
Una folata di vento improvviso, colpì allora il piccolo re, scompigliandogli il manto azzurro che lo copriva da capo a piedi, e lasciando intravedere la sua essenza di stelle.
-Ci perdoni Maestà, dobbiamo ancora perfezionare il ritorno senza uccidere qualcuno- borbottò confuso il Grand'Ufficiale, a capo della spedizione che tornava.
-Quali nuove ? - domandò il sovrano, preoccupato.
L'ufficiale pronunciò due o tre frasi e poi "Addio mia cara, il dovere mi chiama, devo andare" , comunicò il re spiccio e veloce alla sua amata.
-Maestà , ma dove andate ?- mormorò sconsolata la regina scuotendo il capo brillante di luce.

Nel frattempo, sulla Stazione Orbitante, AstroLuca era intento, come al solito, in un suo esperimento, destinato a scoprire il rapporto tra gravità0 e capacità dei liquidi di poter essere emulsionati.
Stava appunto esaminando la reazione tra due corpi, quando improvvisamente fu sbalzato a terra con violenza, e provette e vetrini si ruppero fragorosamente.

"Ma, cosa ... ? Devo essermi addormentato di nuovo, oppure non vedrei innanzi a me un nanetto vestito d'azzurro, che gesticola comicamente come se mi volesse parlare", disse l'astronauta tra il pensoso e il divertito.
"Parla con rispetto di me- lo avvertì il re- Io sono FB1, Gran Sovrano di Popof, protettore di Aralia, conosciuto in tutte le Galassie per la mia saggezza e onniscienza."
-Sì, come no, ed io sono John Lennon- rispose lo scienziato.
"Quello era mio fratello, un giorno ti racconterò di lui.
Ma ora non abbiamo tempo. È ora di andare !"
-Andare ? Ma dove ?-
"E cu arriva, e cu si nni va! 'A paremu 'a via Etnea, no ndà na Stazione Spaziale Internazionale", pensò lo scienziato, in un antico idioma astronautichese, misterioso e criptico ai più.
Ma non ebbe neanche il tempo di pensare, che si ritrovò improvvisamente nello spazio, fuori la Stazione.
Avrebbe dovuto essere terrorizzato, ma stranamente non aveva paura, anzi, si sentiva sereno e al sicuro come mai nella sua vita.
-FB6, o come ti chiami, ma come è possibile ? Siamo qui fuori senza alcuna protezione, non ho la tuta spaziale, e non sono ancorato alla Stazione, eppure riesco a respirare, ed il mio corpo non si perde nello Spazio.-
-Non c'è tempo per spiegare.
Guarda innanzi a te, quello é il tuo pianeta vero ? So che si chiama Terra.
Ammiralo, e guardalo bene, perché è l'ultima volta che potrai farlo.
Ho deciso che è ora di dire basta a tutto questo dolore.
L'uomo delle stelle incredulo, riuscì solo a mormorare :
"Ma come ... Non è possibile ! Che dici ! Tu vieni da me e mi dici che vuoi distruggere il mio mondo !
Ma perché io ? Perché sei venuto proprio da me ?"

-Le nostre sonde hanno captato segnali diretti alla Stazione Spaziale- rispose il sovrano senza scomporsi.
-Erano messaggi di disperazione, di altri umani che parlavano di guerre, e di fame, e di gente che per sfuggire a conflitti e dittature, trova la morte in barconi malandati.
Raccontavano che l'uomo sta distruggendo il suo pianeta, per la brama di possesso e potere, parlavano di bimbi maltrattati, di genitori esausti per la difficoltà di arrivare a fine mese.
È ora di dire basta a tutto questo dolore, voi umani non imparate dalla storia.
Vi era stata data già un'altra possibilità, una volta, con Noè , ma vedo che non avete imparato la lezione.
-Noè ? Non mi dire che pure Noè è un tuo parente !- disse sgomento l'astronauta italiano.
"Scccc ! Quello è un segreto interplanetario !- lo zittì il sovrano.
Basta, è ora ! preparati. Tutto finirà velocemente e poi si potrà ricominciare di nuovo. Ti prometto che gli umani non soffriranno. "
E fece per puntare il suo dito contro la Terra.

"No, ti prego, un attimo ! - supplicò l'astronauta con un groppo alla gola-
È vero, nel mio mondo ci sono tante brutture, ma l'essere umano è capace anche di tante azioni straordinarie.
Concedici un'altra possibilità."
-No, ormai ho deciso.- rispose l'alieno, e puntò il dito contro il pianeta.

"NO, NON FARLO ! - urlò l'astronauta lanciandoglisi addosso.
In quel momento, la mano del sovrano, spostata dall'urto, sfiorò gli occhi dell'uomo, lambendogli il viso.

Fu come se mille galassie si materializzassero innanzi.
I ricordi dell'uomo, come immagini fantasma, presero forma di ologrammi nella buia notte spaziale.
Un neonato in braccio al nonno, che affettuoso lo reggeva con in braccio anche l'altra nipotina.
Una voce inconfondibile e dolcissima che lo chiamava, e l'avrebbe sempre amato di un amore infinito.
Il primo amore, la passione per il volo, le albe sfumate e chiare, come nuovi giorni per costruire un sogno ; i tramonti malinconici e pieni di passione, in cui aveva acquistato la certezza di voler essere cittadino del mondo.
Due bimbette che parevan angeli, con un disegno d'amore per il loro papà ; uno sguardo al di là da un vetro a Baikonur per dire : State tranquilli, vi porto nel cuore.
L'ardimento e la passione che, "come una fiamma che supera ostacoli e barriere, incendiando i nostri spiriti, alimentando i nostri desideri, brucia la fatica , trasformandola in esperienza." (Cit.)

Il grande sovrano, del pianeta sperduto, osservò come un film, il coraggio di tentare ciò che pochi hanno tentato, un lancio nel vuoto, col battito del cuore concitato.
Rivide l'astronauta ebbro di gioia all'arrivo nella stazione orbitante, lo vide commosso osservare la sua prima alba spaziale.
Attraverso i suoi occhi, potè guardare ghiacciai immensi, e laghi incastonati, piccoli punti luminescenti, dei centri abitati.
Lo guardò agganciare un cargo meccanico, come fosse una straordinaria creatura.
E sentì l'amore e la meraviglia di quest'uomo, per la vita e l'avventura.
Lo vide mettersi a nudo per condividere con altri umani ogni sua esperienza.
Lo sentì emozionarsi nel descrivere una aurora "di straordinaria luminosità e bellezza, una fantasmagorica coreografia di smeraldo e turchese, cangiante e sinuosa, mutevole e perfetta." (cit.)

In quella strana notte alla Stazione Spaziale, l'umanità si palesò attraverso un membro autentico della sua specie, un ammaliatore che da lassù in alto ci dava la speranza, e ci faceva sognare.

-E va bene, mi hai convinto- disse il sovrano all'uomo delle stelle.-
Forse non tutto è perduto, forse, dopotutto l'Umanità è ancora capace di cambiare.
Ma state attenti, vi tengo d'occhio. Non lo dimenticate !-
Strizzò gli occhi e svanì nello spazio, e l'Astronauta si ritrovò di nuovo sulla Stazione Spaziale.
Poi, da lontano, il Sovrano gli urlò :
- Un'altra cosa... Dite ad AstroMike di aprire una pagina fb.
Mia figlia, la principessa Dalia, mi sta dando il tormento con questa storia, perchè vuol comunicare con lui dopo aver visto un certo video della Nasa in cui lo si vede fare esercizi fisici mirabolanti e spettacolari.
Sto per perdere la pazienza a furia di sentirla lamentare.
E voi non volete che io perda la pazienza vero ?-
E tra uno scintillio di stelle, illuminò il cielo e sparì.

Fu così, che quella volta, un Uomo che aveva avuto il coraggio di vivere alimentando il suo spirito con spiritualità e passione, salvò il mondo dalla sua distruzione.

Foto di Luca Parmitano, Credits Esa/Nasa

martedì 1 ottobre 2013

FATA MARTINA E LA STAZIONE ORBITANTE




POLVERE DI FATA ovvero ....
FATA MARTINA E LA STAZIONE ORBITANTE

- Ehi, lassù !-
Disse Fata Martina all'uomo delle stelle.
- lì da voi ci sono i temporali, come sulla Terra ?
Esiste la pioggia, e profuma di bosco bagnandovi il viso come quaggiù ?-
-Chi è che parla ?- domandò incuriosito l'astronauta, spostando lo sguardo da uno degli esperimenti in cui era impegnato.
- Io non credo agli alieni- disse ad alta voce quasi come a ribadirlo.
-Alieni ? Dove sono, chi sono e cosa sono ? - ripetè una voce di bimba concitata.
-Insomma, mostrati, e dimmi chi sei !- intimó lo scienziato spazientito.
-Sono fata Martina e vengo da Terra di Laggiù.
Le altre fate mi hanno parlato di te, e hanno detto che tu sai tutto e rispondi a tutti.
Perciò eccomi qua - disse la piccola fata accennando una piroette e planando in braccio all'astronauta.
- Piacere, sono Luca Parmitano, per gli amici Il Maggiore, AstroLuca o semplicemente Luca.
Ma tu puoi chiamarmi come vuoi- disse l'uomo divertito, dandosi un pizzicotto per esser sicuro di non aver le allucinazioni.
-Come hai fatto ad arrivare qui ? - le chiese curioso.
- Polvere di fata e tanta fantasia, e puoi viaggiare per le galassie senza bisogno di alcuna astronave- spiegò la bimba con aria compìta .
- Bisognerà che me ne procuri un pò, potrebbe risolvere i problemi della Nasa-, rise il Maggiore con sguardo sornione.

- Allora, mi rispondi o no ? Sono venuta apposta io, qua-

- Ti hanno informata male, io non so tutto, comunque proverò a darti alcune risposte- le disse ormai rassegnato a fare una pausa.
- Va bene. Allora dimmi :
è vero che le puzzette sono pericolose nello spazio ? E come fai a fare la popò ? - urlò la bimbetta facendo un risolino.
- Non ci credo, pure tu ! Ma è una fissazione mondiale questa ! Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Altre domande ?- sorrise l'astronauta sempre più preso da questo strano incontro.
-Che fine hanno fatto i tuoi capelli ? E chi è il parrucchiere di Karen ?
Russano i russi ? E quando fai la pipì, ti fai male ?-
-Ancora ! Ma sei venuta fin quassù per chiedermi queste cose ? Avrai pure qualcosa di più importante da scoprire no ?-

La fatina si fermò un attimo silenziosa, poi, stropicciando il suo tutù gli si pose innanzi, e prendendogli il viso tra le manine, guardandolo bene negli occhi domandò :

- Qual'è il senso della vita ? E gli esseri umani si meritano ancora il loro pianeta ? Cosa provi a guardare il mondo da quassù ? Ma soprattutto, qual'è l'ingrediente segreto della felicità ?-
-Vieni con me, ti mostro una cosa- disse l'uomo delle stelle alla fatina.

Volarono insieme nella Stazione Orbitante, e giunti nella Cupola, l'astronauta aprì un oblò e così spiegò :

-"Stamani mi sono alzato presto, prima di tutti, e la Stazione stessa sembrava dormire intorno a me. Mi sono recato in Nodo 3 ed ho aperto la Cupola - e sono stato ricompensato dallo spettacolo della costa orientale Canadese, tutta illuminata come a salutarci mentre volavamo verso l'Africa. " (cit.)

Aprì, una dopo l'altra, le finestre della Cupola.
Dinnanzi a loro mille piccole luci delineavano i tratti di terra abitati dagli uomini.
Intorno, un cielo profondo e limpido, e una pace infinita.
La fatina si commosse e l'uomo delle stelle continuò :
- Non so quale sia il senso della vita, che domande difficili che fai per essere solo una bambina ;-)
Ciò che so è che non bisogna mai smettere di sognare, e provare a realizzare i propri sogni.

E non so neanche quale sia l'ingrediente segreto della felicità, ma scommetto che prima o poi tu lo scoprirai-

le disse prendendola per mano e avviandosi verso l'uscita.

- Sì, ho capito- disse la bambina.
-Forse la felicità consiste nell'apprezzare ciò che si ha, cercando il bello e la spiritualità delle cose ovunque possiamo.
Ce lo hai insegnato tu con le tue foto dallo spazio, che sono arrivate fino al Regno delle Fate-

Poi, con un saltello, gli volò in braccio e lo abbracciò affettuosa.
-Chissà quanto mi invidierà Fata Iacinta, quando scoprirà che l'ho abbracciato questa sera- , pensò.
Rise, e mormorandogli : "Le fate sono tutte fiere di te...", scomparve,
ed una scia di piccole stelle, ognuna per ogni desiderio espresso dagli uomini e affidato al cielo, riempì la Stazione Spaziale.

L'uomo delle stelle si scosse : Accidenti che brutto effetto poteva fare la stanchezza, forse aveva solo sognato.
Ma allora che ci faceva quella strana polvere sbrilluccicante sulle sue mani ?
Sorrise, uscì volando dalla Cupola, chiuse gli occhi e riprese a sognare.

Fotografia di Luca Parmitano, Credits : ESA/NASA

https://www.facebook.com/AstronautLucaParmitano/posts/644196688965218