domenica 24 agosto 2014

Emilio, l'angelo del buon cammino

 
Pensilina della Stazione di Taormina
 

Lena guardò fuori il finestrino del treno : coste rigogliose di un mare splendente d'un antico orgoglio, le passavano innanzi.
Scogli aspri lambiti dal vento, acqua cristallina, lucente di un sole caldo che col suo tepore accarezzava l'anima, oltre la terra.
Non poteva non pensare a quelle parole, alla "Canzone di viaggio", che aveva sentito un giorno scandire dalla pura voce dei bambini :
 
"Sole, brilla adesso dentro al cuore,
vento, porta via da me fatiche e cure !
Gioia più profonda non conosco sulla terra,
che l'essere per via nell'ampia vastità.Verso la pianura inizio il mio cammino,
sole mi fiammeggi, acqua mi rinfreschi ;
per sentire la vita della nostra terra
apro tutti i sensi in festa.
Mi mostrerà ogni giorno nuovo,
fratelli nuovi e nuovi amici,
finchè senza dolore ogni forza loderò,
e di ogni stella sarò ospite e amico." *
*Herman Hesse, "Canzone di viaggio", in "La felicità, versi e pensieri"

Si riscosse a fatica da quel panorama portatore di sogni e, con una nota di malinconia, dovette ammettere : ma dove era stata in tutti questi anni ?
Come aveva fatto, a perdersi, semplicemente, la vita ?
Respirò a fondo quella sensazione di diffusa libertà e sentì un piacevole benessere che pian piano cominciava a pervaderla tutta.
Finalmente era in viaggio. Anzinò, in cammino.
Quando lo avesse iniziato di preciso non lo sapeva. Forse l'estate prima. O forse anni fa, quando finalmente si era aperta a se stessa.
Chiuse gli occhi. E lo sentì.
 
Emilio, l'angelo del buon cammino, se ne stava in un angolo della carrozza a masticare distratto un chewingum mentre pensava un pò arrabbiato che gli sarebbe toccato di nuovo fare gli straordinari quel fine settimana.
Toccava sempre a lui, risolvere le grane a Lui, borbottò pensieroso.
Era pur vero che non esisteva angelo più competente, si disse orgoglioso lisciandosi le ali con fare vanitoso. Quell'anno aveva portato a compimento il 99 % dei casi assegnatigli, un record tra gli angeli.
Ma pure gli angeli avevano diritto a un pò di vacanza, ogni tanto ! -  bofonchiò togliendo il chewingum dalla bocca, e appiccicandolo sotto il sedile di un ignaro signore seduto accanto a lui.
- Bene, inutile stare ad arrabbiarsi - pensò con fare pratico tirando fuori dalla giacca in ecopelle un'agendina accuratamente vergata a mano.
Avrebbe portato a termine il lavoro con successo, come suo solito, e poi sarebbe andato dal Capo a pretendere una decina d'anni di ferie.
Se fosse riuscito a risolvere quella patata bollente, che teneva sulle spine l'Eccelso da anni, lui non avrebbe avuto il coraggio di dirgli di no.
Aprì l'agenda a pagina 21 e scorrendo la pagina fitta di appunti, prese nota di un indirizzo ...
Appena in tempo : il treno aveva appena rallentato per fare la fermata, e già i viaggiatori si preparavano alla discesa.
 
Compresa la sua protetta, che con sguardo felice, tamburellava con le dita, quasi a suonare un'invisibile melodia che aveva in testa.
Lena respirò a fondo l'aria del mare : non sapeva perché, ma si sentiva a casa.
Come liberata da un fardello, e piena di fiducia e pace, si guardava attorno, gustandosi ogni particolare : e il mare siculo, che si stagliava all'orizzonte, contro la Calabria, vicina eppur a volte lontana.
E la calata tipica, che le animava ed emozionava il cuore.
Da un forno, odore di pane di casa in cottura, e dolci rustici, che le rimembravano antichi sapori.
E i sassolini in riva al mare, trasparente e chiaro, come la voglia che aveva lei di viver la vita che non aveva avuto.
 
Mise al collo la sua vecchia valigia, e camminò fino alla piazzetta, cercando la pensione che l'avrebbe ospitata. La trovò senza difficoltà, e fu meravigliata, perché le sembrava di conoscerla da sempre.
Pensione Buena Speranza, così si chiamava quel posto, quattro stanze autonome in tutto, una per ogni affittuario.
Odore di muschio e finestre con vista sul mare, ed un bagno con mattonelle sbrilluccicanti e quadri naif di papaveri e piante di grano ondeggianti nel vento.
Sciolse i lunghi capelli, e lasciò che il vento glieli scompigliasse, come nel quadro, poi entrò a registrarsi.
Nome ?- chiese il receptionist, masticando un chewingum all'odor di ciliegia.
Lena - rispose la donna porgendo il documento ingiallito dal tempo.
Ingresso dalla scala C, stanza 4 - riprese il ragazzo, togliendo il chewingum dalla bocca e appiccicandolo con aria innocente e distratta sotto il bancone della reception.
Ed annotò il nome della ragazza su un'agendina fitta fitta vergata a mano.
 
Le onde del mare accarezzavano insistenti la riva quella sera. E piccoli cavalloni si rincorrevano come bambini, riempiendo l'aere di suoni che assomigliavano a battiti di mani e risate argentine.
Lena uscì nel balconcino, si accoccolò sulla sdraietta, e in pochi attimi si addormentò.
Dormì di un sonno profondo, come non le accadeva da mesi, come se fosse stata all'improvviso ritemprata da una nuova consapevolezza.
Fu svegliata dal suono dei gabbiani, e da un sole luminoso e splendente, che come una palla di fuoco, illuminava il mare rendendolo argenteo.
Non sapeva cosa sarebbe stato di lei. Né cosa le avrebbe riservato il destino.
Sapeva solo che aveva iniziato un viaggio. E che nulla sarebbe stato più come prima.
Ancora era all'inizio, ma .....
 
In un angolo della spiaggia, uno strano angelo, con una giacca in ecopelle, osservava tutta la scena.
Bene- pensò - allora c'è speranza che io porti a termine la mia missione- pensò contento.-
LUI è stato chiaro in proposito : l'obiettivo della mission è colmare la distanza tra il dire e il fare.
Hai detto niente ! C'è di mezzo il mare. La paura di osare. E una certa dose di cv1o - si disse girando la testa e contemplandosi il fondoschiena.
- Non male ! - mormorò. Mettiamoci subito al lavoro ! -
Prese il chewingum alla ciliegia che stava masticando, lo appiccicò furtivo e rapido sotto il cestino per la raccolta della differenziata che c'era in strada, e con un soffio fu subito da lei.
 
Non sarà facile- le mormorò in un orecchio, e la sua voce fu la voce del vento.
-Non ti prometto momenti esaltanti ed ebbri di felicità assoluta.
Ma sarai te stessa. E questa consapevolezza ti darà la forza di affrontare le prove del tuo cammino. Osa, respira a pieni polmoni la vita.Non piangerti addosso, non temere di tentare.
E se sarai in difficoltà cercami : mi troverai nella parte più profonda di te stessa, dove riponi speranze e il tuo animo straziato dalla solitudine ha trovato spesso pace. E se non riuscirai a trovarmi usa la fantasia per chiamarmi : sarò sempre con te, e mi riconoscerai.
 
Ma come farò a chiamarti, se non ti conosco ? - Mormorò la ragazza alla voce che aveva il suono del vento.
Mi chiamo Emilio, e sono l'angelo del buon cammino. E fidati, mi riconoscerai- rispose la voce sorridendo. E con un soffio, saltò la ringhiera del balconcino e volò via.
 
Lena si stropicciò gli occhi, quasi ridestandosi da un sogno.
Evidentemente doveva essersi riaddormentata, perché adesso si sentiva piena di energie e di una serenità mai avuta prima.
Ma cosa accidenti ! - borbottò sbigottita rimettendo la sdraietta al suo posto.
Ma chi era stato ad appiccicare un chewingum sotto il bracciolo della poltroncina sulla quale dormiva ?
Si guardò intorno, ma non c'era traccia di nessuno. Poi, per caso, le cadde lo sguardo nell'angoletto del balconcino vicino alla ringhiera.
E trovò un chewingum alla ciliegia.
Emilio ! Allora non l'ho sognato ! - disse a mezza voce sorridendo.
Giusto uno strano tipo così mi poteva capitare come angelo- borbottò ridendo.
Un'improvvisa folata di vento le scompigliò i capelli, come un tenero rimbrotto.
Va bene, non lo dirò più, che angelo permaloso ! -
E ridendo cominciò a digitare su google : Agenzie interinali.
Poi, senza aver più paura, si disse :
Dunque, come si fa, è una vita che non lo faccio più, come si compila un curriculum vitae ? "
 
 
A tutti i compagni del mio cammino,
Valeria
24/08/2014

giovedì 14 agosto 2014

In cerca di Giulia


Marco spense frettolosamente il pc e si precipitò velocemente per le scale : era tardi, e doveva sbrigarsi, o non l'avrebbe trovata.

Per poco non andò a sbattere contro Gianni, il tuttofare dell'ufficio accanto, una vita dedicata al lavoro, ed un'insoddisfazione perenne legata a una mancanza di autonomia, lui, ormai grande, ancora a casa di mamma e papà, per non potersi permettere uno straccio di camera da solo.
Si fiondò nell'ascensore e, come sempre accade, non potè fare a meno di guardarsi allo specchio.
Sorrise compiaciuto : un viso regolare, con le prime rughe che gli conferivano persino più fascino.
Occhiali, e capelli brizzolati, che indicavano una maturità accennata, quasi in divenire.
Una fossetta sul mento, che gli si accentuava quando sorrideva. E un sorriso da far girare la testa agli angeli per quant'era profondo e pieno di dolcezza.

Si guardò allo specchio pensieroso : eppure non era così male !
Era sempre riuscito a conquistare tutte le donne che voleva in vita sua, anche se a dir la verità era sempre stato cauto, perchè lui non era un uomo da storielle. Ma stavolta... stavolta sembrava un'impresa disperata.

L'aveva conosciuta in metropolitana, tra migliaia di persone le cui vite, come personaggi di un film, si snodavano lungo percorsi paralleli e articolati, inseguendo affannose l'esistenza, e, talvolta, la sopravvivenza.
Ma le loro vite invece, come per una strana convergenza orbitale, si erano incontrate, anzi, scontrate, la volta che Marco, l'uomo del perenne ritardo, si era tuffato, incosciente e sconsiderato, in mezzo agli sportelli quasi prossimi a chiudersi del metrò, e per poco non le era finito addosso.

Si era scansata quasi indispettita lei, con uno sguardo che lo processava per la stupidaggine appena fatta.
Ma poi lui aveva alzato le spalle a scusarsi, e lei era scoppiata a ridere come una bambina.
Scusami- aveva detto lui- non so neanche come ti chiami.
Giulia - aveva detto lei.
E subito dopo, ridendo, era scesa dalla metropolitana.

Prima che lui potesse rendersi conto di tutto. Prima che lui potesse capire che innanzi a sè aveva avuto una stella. Prima che potesse far presente a se stesso che in quel preciso istante qualcosa era cambiato.

Fu solo arrivato a lavoro che comprese.
E in quel momento decise che l'avrebbe ritrovata.

Non so se voi credete al colpo di fulmine, al momento in cui due anime gemelle si ritrovano e nel buio riconoscono brillare i propri frammenti di luce.
Beh, io sì, ma forse, a volte, il trovarsi e il riconoscersi non è così immediato e poetico, ma richiede forza. E voglia di lottare per il sentimento in cui si crede.

Così per un mese, Marco uscì di casa alla stessa ora, e si recò puntuale, un vero miracolo per lui, alla fermata della metropolitana, nella speranza di trovare la sua musa e riconoscere la sua stella gemella. Ma niente, sembrava svanita nel nulla, come fosse stato un miraggio.
Imparò a osservare la gente, e a riconoscerne espressioni del corpo, e sfumature del viso.
Li ascoltava parlare, ridere e piangere, e immaginava piccoli scorci di vita, mentre lui cercava di ridare un senso alla sua.

Chiuse gli occhi e la immaginò : capelli lunghi e ricci, color nocciola.
Un corpo di donna già fatta, in cui fattezze prosperose facevano a lotta con un viso dolce e tenero di persona semplice, che quasi si vergogna della propria fisicità.
Due mani con le unghie perennemente rosicchiate, ed una risata argentina, squillante come una tromba che annuncia primavera.

Sentì ridere, e aprì gli occhi.
E in quel momento la vide : innanzi a sè, tra la gente schiacciata dal traffico dell'ora di punta, come un fuoco d'artificio c'era la donna che il destino le aveva mostrato .
Le sorrise. Ma la ragazza finse di non vedere.
Nè la fossetta birichina che tante donne aveva conquistato.
Nè il sorriso accattivante capace di creare adorazione in persone d'ogni età.
Non si scoraggiò. L'avrebbe conquistata.

Imparò a guardarla da lontano, mentre, ogni giorno, in quei fuggevoli attimi in cui le loro strade si intersecavano, lei pensierosa, o allegra, o a tratti entusiasta, percorreva il suo frammento di vita.

Imparò a decifrarne le emozioni da un sopracciglio innalzato, da mani tamburellanti che nervose indicavano ansia o eccitazione.
Amò le lacrime che le vide versare un giorno nuvoloso di settembre.
Gioì con lei un pomeriggio di marzo, quando la vide saltellar di gioia parlando con un'amica.
La amò di un amore intenso e privo di secondi fini, proteggendola con il suo sguardo, e vivendo ebbro di gioia e di desiderio solo per quei pochi attimi rubati al destino.
Pochi attimi in cerca di Giulia.

Marco affrettò il passo in direzione della metro. Oggi era in ritardo più del solito, e non sarebbe riuscito a vederla, si disse angosciato.
Corse col cuore in gola, e arrivò alla metro, giusto in tempo per veder chiudere le portiere e partire le carrozze affollate.
Si chinò per prender fiato con un groppo alla gola, ed una lacrima, proprio a lui che non piangeva mai, si insinuò furtiva tra le folte ciglia di quegli occhi sbrilluccicanti di stelle.

Non mi hai detto come ti chiami- sentì chiedere a una voce dietro di lui.
Voce di una melodia che ti rigenera e ti dà pace.
Voce di una creatura fatta di luce, che porta la tua anima in dimensioni in cui l'io si fonde col tutto.
Voce di chi hai imparato ad amare senza nulla chiedere e volere in cambio.

Marco si girò, e gli angeli del Paradiso ebbero invidia per il sorriso che rivolse alla ragazza, perchè mai vi fu sorriso più profondo e pieno di dolcezza...

martedì 12 agosto 2014

In ascolto della vita che scorre...

 
 
 


Avete mai provato, ad ascoltare il suono della vita che scorre ?
Come, non esiste, è una mia fantasia?
Su, coraggio, stasera fidatevi di me. Adesso chiudete gli occhi e cercate di individuare i suoni.
Dapprima sentirete un vociare confuso, ma poi, con un pò d'attenzione, riuscirete a distinguere le singole voci, e a percepire racconti e attimi sospesi nel tempo.

Adesso concentratevi, e cercate di individuarne le direzioni, vi servirà per orientarvi. Fatto ?
Bene, ora un ultimo sforzo : provate a concentrarvi sulla voce più lontana, affinate i vostri sensi, e mettetevi in ascolto... la sentite ? Cosa racconta ?

Proverò a descrivervi cosa sento io in questo momento :
Dietro di me, alla mia destra, in un angolo della sala, c'è una donna, con corpo da adulta, ma nel cuore bambina, che guarda verso il mare la luna che splende alta nel cielo.
E con un velo di malinconia sussurra alle stelle : "You can do it! Yes, yes, yes! Ce la farò ! Sì, sì, sì. Ce la devo fare ...."

Adesso, con un movimento circolare della mano, come fanno i direttori d'orchestra, togliamo il suono a quella voce, e andiamo più vicino, alla mia sinistra.
La sentite ? È la voce di una mamma che culla il proprio bimbo nella pancia.
Gli parla piano piano, mentre si accarezza il pancione appena abbozzato, e dentro di sè già lo colma di amore infinito, come il regalo più bello, tanto a lungo desiderato.
Non sa ancora come lo chiamerà, né che aspetto avrà. Ma sa già che il suono del suo cuoricino che batte, è la melodia più dolce che potrà mai essere composta.
Lo sentite pure voi ? Ta tam, ta tam ... il suono di una nuova vita che entra timida nell'universo. Il suono di un'anima che già ha lasciato tracce di sè.
Il suono del fluire del tempo e del divenire, racchiuso in attimi di un sentimento puro e indistruttibile che mai nessuna distanza potrà cancellare.

Come un Maestro, rigiro la mano e spengo ancora una volta il suono, è la volta dei suoni di fronte a me, lontani al centro della sala.
Stavolta non sento voci, ma ad attirare la mia attenzione è un movimento rapido di piedi, che danzano all'unisono balli di gruppo.
Li vedo muoversi innanzi a me e ne sono stregata, esprimono una voglia di vivere e di andare oltre il quotidiano che mi spiazza e insieme mi commuove. E mi fa vergognare delle volte che mi sono scoraggiata senza lottare.
Lungo la sala le coppie volano, volteggiano, e a prescindere dall'età, dal fisico e dalla provenienza sociale, la sensazione che mi lasciano è sempre una : la voglia di esprimere se stessi oltre le difficoltà, per una volta fermarsi, e sentirsi vivi !
Abbraccio forte la zia, e le chiedo il permesso di fotografarle i piedi, mentre abbozzano una figura elegante e si conquistano un attimo di immortalità.

Ma il tempo scorre, implacabile, e siamo giunti alla fine del concerto.
Con la mano da direttore metto in pausa anche quel suono, e mi metto in ascolto dell'ultima voce presente nella sala :
La sentite anche voi ? È la voce di chi non si arrende alle difficoltà e continua a sognare.
A volte sussurra piano nenie tranquillizzanti, che parlano di animaletti e bimbi che non vogliono dormire.
Altre la senti canticchiare felice, mentre accompagna la musica in sala, e condividi col tuo compagno un momento in cui, per un attimo, siete soli voi due e quel movimento all'unisono che vi ricorda il calore dei propri corpi vicini.
Altre ancora, è nel cinguettare festoso di cugini che si ritrovano dopo anni, e scoprono di volersi bene ancora come quand'erano bambini.
E nella canzone che ha in testa da stamattina, chi quella sera pensa che ha sbagliato tutto nella vita, eppure troverà la forza di andare, in qualche modo avanti.

E infine, nel silenzio, lo sentite il suono di quella forza invisibile ma presente, concreta e potente che tutto riunisce e restituisce un senso ad ogni emozione ?
Chiudete gli occhi e permettetele di avvolgervi con la sua energia pulita e rigenerante.
È la voglia di ascoltare gli altri, e trovare in essi piccoli tesori che ci arricchiranno reciprocamente. Si chiama empatia.

Ed ora ditemi : l'avete ascoltato o no anche voi con me stasera il suono della vita che scorre ? ;)
Buona notte !

domenica 3 agosto 2014

Come pagine che volano nel vento...


Da quando, da adulta, ho ripreso a scrivere,
ho sempre preferito parlar d'altro,
fuorché dell'amore.
Lo confesso, l'argomento mi metteva in difficoltà.

Troppo forte il pericolo di cadere nell'ovvio,
di annullare emozioni e sensazioni nella retorica,
di ripetere cose trite e ritrite,
già note a tutti.

O forse no,
la verità è solo che non mi andava di affrontare certe emozioni,
che serbavo intime in un angolo del cuore.
Poi, ieri notte,
complice una vecchia canzone,
mi son detta : Perché no, proviamoci !

Se ci sia riuscita o no sarete voi a giudicarlo.
Io so solo che, come sempre,
nello scrivere ci ho messo un pezzo di me,
ed ho cercato di essere onesta e vera con il lettore.
 
 
Come pagine che volano nel vento....


Anna aprì la valigia, e tirò fuori un vecchio quaderno ingiallito dal tempo.
Il diario dei suoi 16 anni... il tempo degli ideali e dell'amore.
Già, l'amore ...
Per lungo tempo aveva accuratamente evitato di parlarne, di questo sentimento, quasi che fosse una cosa talmente sacra, da non poter essere violata neanche da un sussurro.


E invece la verità era che non era pronta.
Non era ancora pronta a farsi domande e a darsi risposte.
Ma alla fine cosa importava ? si chiese, era finito il tempo di aver paura di provare emozioni.
E capire le avrebbe regalato quella pace a lungo cercata.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, e immaginò le persone che in tutta la sua vita aveva amato.
In molti casi non era stata ricambiata, ma era stata fortunata, perchè quel sentimento si era trasformato, diventando un affetto solido come un filo invisibile e resistente come l'acciaio, che l'aveva resa migliore.

L'amore, quello vero, dapprima ti faceva battere forte il cuore, e ti faceva sentire come se avessi qualcosa che ti stringeva lo stomaco, qui, in alto, vicino le costole.
E ad ogni incontro, sia pure inaspettato, era come scalare una montagna, e contemplarne insieme il panorama estasiati.
L'amore era come stare in mezzo al mare in burrasca, e tentare invano di calmare i propri sentimenti, in attesa di riposo e quiete.
Come immergersi in un oceano di tranquillità, ove nessuno mai avrebbe potuto farti alcun male.
Come essere travolti da un vento caldo e impetuoso, capace di farti vibrare da capo a piedi.

Amore era condividere interessi e passioni,
non saper pensare la propria vita senza l'altro,
lottare per il proprio nido, difendendolo da tutto e tutti anche a costo di far delle scelte.
Amore è saper dire "Mi dispiace", e ripartire da capo per ricominciare a sperare.
Amore è ridere insieme fino alle lacrime per una battuta scema,
e capirsi con un'occhiata, senza bisogno di parlare.
Amore è farsi un cenno, e desiderare di perdersi l'un con l'altro fino a non esistere più come individui separati ma solo come un'entità totale.
E pure se tutto sembra perduto,
ricominciare, ricominciare, ricominciare...

Risuonò nell'aria una vecchia canzone ed Anna sorrise.
Non sapeva se e come avrebbe amato nel futuro, nessuno può prevedere cosa ci accadrà, ma di una cosa era certa : ce l'aveva sempre messa tutta nell'amare.
E questa certezza la rese libera.
Prese il vecchio quaderno, sfilò una ad una le pagine ingiallite, e le lasciò volar via nel vento.
Avrebbe scritto forse nuove storie, o chissà, avrebbe continuato quella precedente, non era quello il punto, ciò che contava era aver capito.
Che Amore vuol dire prima di tutto, voler bene a se stessi.
Agli amori della mia vita
03/08/2014
Valeria

venerdì 1 agosto 2014

Lettera alla bambina che è in me

 

 
 


Cara piccina,
vorrei avere la bacchetta magica, e tornare indietro nel tempo,
per poterti parlare e raccontare.

E dirti, mentre ti nascondi timida e impacciata,
che andrà tutto bene, e che, nonostante tutto, sopravvivrai.

Guardati intorno, bimba adorata,
e non cessar mai di illuminare angoli nascosti del tuo cammino.
Tu godi di un privilegio : guardi il mondo con gli occhi del cuore.
Proteggi questo dono,
non fartelo rubare.

Resta immobile in ascolto del respiro del mondo,
ma sii partecipe della realtà in cui vivi,
e con spirito attivo, prova sempre a far la differenza,
con iniziativa ed entusiasmo per il fare.

Guarda lontano, oltre l'orizzonte,
ma continua ad osservare vicino a te, ai margini, ove gli altri spesso non guardano,
per cogliere quei frammenti di luce troppo spesso dimenticati.

Cerca gli umili e gli indifesi,
abbracciane il dolore,
condividine la gioia,
ed impara da essi ad amare la vita.

Coltiva la tua sensibilità, è un dono, non credere a chi ti dice il contrario.

Ti sentirai tante volte come un salmone che risale la corrente.
Ti sentirai un'aliena nella propria terra.
Ti sentirai dire spesso : tu non sei normale, sei diversa.

Prendi questa diversità, bimba mia, e fanne tesoro.
Usala come lente d'ingrandimento, fanne un privilegio per andare in profondità.
Fai dell'empatia con gli altri la tua regola di vita,
rifuggi il cinismo,
lascia la tua anima libera di sognare.

Quando sarai stanca, respira a fondo,
ma non permettere mai agli altri di decidere per te, continua a sperare.

Permetti alla linfa della vita di fluire in te, consenti alla tua anima di usare un linguaggio universale.
Abbandonati alla vita, non aver paura di osare.

Tu non lo sai, per ora, ma non sei sola.
Là, in mezzo alla folla, ci sono altri sognatori idealisti come te.
Persone che fanno della creatività una risorsa per guardare il mondo con occhi di chi vuol vedere il buono, e costruire insieme un futuro diverso.

Vorrei poterti dire che andrà tutto bene e che non avrai momenti bui,
ma la vita è anche questo. Tu sappi una cosa sola : CE LA FARAI !
Pure quando niente sembra aver senso, e desidererai per te solo silenzio e quiete.

Pure quando quel senso di solitudine straziante, ti porterà in cima alle alte vette, in cerca di te stessa...
proprio allora ti ritroverai, in modo inaspettato.

Ti scoprirai cresciuta, e poi, d'un tratto, specchiandoti, 
scorgerai una figura a te nota, e ti riconoscerai.
E la bambina e la donna adulta si scioglieranno in un abbraccio,
e si fonderanno l'un con l'altra.

Ed in quel preciso momento, tu saprai che sei VIVA.

01/08/2014

Valeria Ronsivalle