venerdì 1 maggio 2015

Negli occhi di Lucia...

Non bisognerebbe mai aver paura di guardare una persona negli occhi.
Perchè lo sguardo è la finestra sul mondo interiore di ognuno di noi, il filtro attraverso il quale desideri ed emozioni si palesano al di là di linguaggio e razionalità.
Aveva vent'anni, e il mondo tra le mani. Lunghi ricci biondi come la sabbia riflessa dal sole, e due occhi color del cielo d'agosto, prima della tempesta di fine estate.
Occhi che avevano amato albe e tramonti, in solitudini a lungo cercate, alla ricerca disperata di quel che senso pareva non averne.
Occhi che avevano lavorato instancabili, cucendo e componendo patchwork , che sarebbero poi divenuti coperte, ed arazzi, borse e teli d'arredamento, ognuno un unicum, ognuno un frammento di un sogno, ognuno un'interpretazione di una storia.
Come la vita, in cui siamo tutti attori, e ricopriamo diverse parti che interagiscono tra loro, a seconda della prospettiva di chi guarda verso una data direzione.
 
Aveva vent'anni e spalle stanche di chi molto aveva osato. Mani lunghe e affusolate, piedini scarni a far da base a un corpo prosperoso che si ribellava alla vita assumendo forme che ella detestava. 
In fondo si odiava. Ma non aveva tempo nè voglia di assecondar queste emozioni.
Viveva cogliendo l'attimo, e la feroce malinconia che mai l'abbandonava, si rifletteva nel suo sguardo e nei suoi occhi che, ostinati, non smettevano mai di coglier particolari di ciò che aveva intorno, alla ricerca spasmodica di quel qualcosa che le desse il senso del "vale la pena".
Aveva vent'anni, e una voglia di vivere disperata e struggente come l'amarezza di chi non era stata amata, ma nella vita tutto aveva dovuto "rubare".
E gli occhi dolci di un passerotto che, per tutta la vita, delle briciole si era dovuto nutrire.
 
Negli occhi di Lucia si confondevano cielo e mare, come quando, al tramonto, l'orizzonte si fonde con la Terra, e il sole colora le nuvole di sfumature cangianti tra il rosa e l'arancio, e l'aria sembra scoppiare di un energia magica, portatrice di vita.
 
E quando ella osservava la campagna in cui amava passeggiare, silenziosi, tra i cespugli, personaggi di storie fantastiche sembravano spuntare, e tenerle compagnia mentre, veloce, in punta d'ago scolpiva i suoi racconti ricamati.
Ma era quando la fanciulla era felice, che i suoi occhi cominciavano a brillare : allora, in quei momenti, era come se la luce lontana delle stelle avesse portato a chi la osservava, tracce di mondi lontani.
Ed a guardarla in quegli attimi si sarebbe rischiato di perdersi, tanta era la gioia ed il senso di meraviglia, ed estatica contemplazione che ella provava.
Aveva vent'anni, e il mondo davanti, e una fiducia tenera e quasi ingenua, che un giorno avrebbe sfiorato l'arcobaleno, e i suoi occhi cercavano di coglier i tocchi di colore che la poesia di un pittore invisibile aveva impresso qua e là nella realtà.
 
Negli occhi di Lucia avresti potuto incontrare una fata, o un cavaliere errante, o un bimbo che piange, o una stella che muore. Tanti mondi quante le strade silenziose che la sua anima prendeva quando iniziava a volare. Ma una sola strada maestra : l'empatia con le altre forme di vita che popolavano la sua umanità.
Respirò a fondo, e mentre un vento dispettoso le scompigliava i capelli color della sabbia riflessa dal sole, distolse lo sguardo dal cielo e, inaspettato, ne incontrò un altro, carico di promesse di primavera.
Ancora una volta, il vento tiepido accarezzò l'aria, e le foglie degli alberi, liberando i pollini che, come un velo da sposa, si sparsero in una corrente di polvere magica.
Rise forte Lucia, e mentre i suoi occhi brillavano di speranza ritrovata, danzò col vento, pensando che, per una volta, avrebbe vissuto non per ieri, non per l'oggi, ma per il domani.
 
Valeria